Altri 136 migranti sono sbarcati, dopo che i 3 barchini sui quali viaggiavano sono stati agganciati o soccorsi dalla Guardia di finanza e dalla Capitaneria, a Lampedusa. A bordo delle carrette c’erano rispettivamente 50 (8 donne e 8 minori), 38 (3 donne) e 48 (12 donne e 2 minori) originari di Tunisia, Burkina Faso, Guinea, Nigeria e Sierra Leone. Salgono a 10 gli sbarchi a Lampedusa, con un totale di 399 persone. Anche gli ultimi tre gruppi, come i precedenti, sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove, al momento, ci sono 1.458 migranti.

I tre sbarchi precedenti

In precedenza altri 81 migranti, indicati nei rapporti come sedicenti tunisini, sudanesi, etiopi ivoriani, senegalesi e liberiani, sono giunti a Lampedusa dopo che altri tre barchini sui quali viaggiavano sono stati agganciati dalle motovedette della Guardia di finanza o dall’assetto Frontex della Romania. Nel tardo pomeriggio erano già sette gli sbarchi, con un totale di 263 persone arrivate sulla più grande delle isole Pelagie. Nei 3 barchini c’erano rispettivamente 15, 44 (2 donne) e 22 (1 donna e 3 minori) migranti che, secondo quanto dichiarato ai soccorritori sono partiti da Zawiya in Libia e Sfax e Monastir in Tunisia.

Un bollettino infinito di soccorsi e arrivi

Nel primo pomeriggio, invece, era arrivato un barchino con 37 sudanesi e nigeriani soccorso anche quello dall’assetto Frontex della Romania nelle acque antistanti all’isola di Lampedusa. A bordo del natante di 7 metri, salpato da Sfax in Tunisia, anche 7 donne e 2 minori. Era stato preceduto dal salvataggio di quarantacinque migranti, originari di Costa d’Avorio, Burkina Faso, Camerun e Guinea, giunti con un altro barchino di 6 metri, partito, anche quello, da Sfax in Tunisia. A soccorrerlo in acque Sar  era stata la motovedetta Cp 305 della Guardia costiera. Nel gruppo, anche 9 donne e 5 minori.

Trentanove migranti, fra cui 3 donne, erano arrivati a Lampedusa  dopo il soccorso da parte di un’altra motovedetta, la Bso120 della Guardia di finanza. Il gruppo ha riferito di essere originario di Costa d’Avorio, Guinea, Gambia, Mali, Senegal e Sierra Leone e d’esser partito da Sfax, in Tunisia, alle ore 10 di sabato.

La lunga sequenza degli sbarchi era stata aperta da 61, fra cui due donne, migranti soccorsi a bordo di una lancia libica agganciata in area Sar italiana dalla motovedetta Cp324 della Guardia costiera. Il gruppo, composto da egiziani, siriani, pakistani ed etiopi, ha riferito ai soccorritori d’essere salpato alle 7,30 di sabato da Zuwara in Libia. Tutti, dopo un primo triage sanitario, sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola

Lo sciopero della fame dell’imprenditore

Intanto prosegue lo sciopero della fame di Francesco Ciccio granmasi l’imprednitore che ha preso a cuore le sorti dell’isola.  “I migranti non si incrociano mai con i turisti” dice puntando a correggere la disonformazione sulle condizioni dell’isola

Per accendere un faro sulla vicenda Gramasi ha deciso di porre in essere questa clamorosa protesta. E’ andato sulla vicina isola deserta di Lampione ed ha cominciato questo sciopero della fame. L’obiettivo è quello di spingere da una parte i media a trattare la questione con più “delicatezza”. Perché il messaggio che passa con gli sbarchi è che l’isola sia “inondata di migranti. In realtà tutti sono accolti nell’hotspot e per le strade non se ne vede neanche uno. Ma nell’immaginario dei turisti Lampedusa è una polveriera e per questo cercano di evitarla.

“Si commette un grandissimo errore – dice Gramasi -. Tutte le emittenti e tutti i telegiornali ogni giorno parlano di migliaia di sbarchi a Lampedusa. I turisti si preoccupano e disdicono le loro vacanze. Io da 30 anni vengo in vacanza a Lampedusa e assicuro   che non vedrete mai un immigrato per strada. Forse lo potete trovare in tante altre grandi città che vengono a fare turismo. Ma di certo non esiste quell’invasione che si crede nell’immaginario collettivo”.

L’appello al governo nazionale

C’è poi l’appello al governo nazionale, ed in particolare alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Invito a realizzare un tavolo di trattativa per creare, come dice la stessa Meloni – precisa Gramasi -, una barriera navale che inizi a 5 chilometri da Lampedusa. O anche vicino a quest’isola di Lampione dove sono io a fare lo sciopero della fame. Da qui non mi muoverò fin quando non ci saranno dei riscontri positivi”.

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