Ad Agrigento, nelle sale di Villa Aurea – storica residenza del mecenate e archeologo dilettante sir Hardcastle, nel cuore del Parco della Valle dei Templi – dal 4 al 25 maggio è in mostra “Di memorie, di reale incanto”, raccolta di opere di Giuseppe Colombo, a cura di Elisa Mandarà. Promossa dal Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi diretto da Giuseppe Parello, “Di memorie, di reale incanto” s’inaugura venerdì 4 maggio, ore 18.30.
In mostra a Villa Aurea sono una ventina di opere – tra oli, pastelli e matite – che la curatrice ha selezionato dall’ampia produzione di Colombo, raffinatissimo disegnatore ormai da un ventennio sulla scena dell’arte contemporanea sia come “solista”, sia in “coro” con il Gruppo di Scicli. Al cenacolo artistico che fa capo alle carismatiche figure dei maestri Piero Guccione e Franco Sarnari, Colombo, oggi 47enne, viene introdotto sul finire degli anni Novanta da uno degli stessi artisti del gruppo, il pittore Franco Polizzi.
Originario di Modica, dove vive e lavora dopo gli anni di studio a Urbino e Roma, Colombo per la mostra nella Valle dei Templi ha concepito un personale omaggio: si tratta di un olio inedito, “I Dioscuri di Agrigento” e altri cinque disegni, nati quasi per caso durante i sopralluoghi dei mesi scorsi fra i monumenti dichiarati dall’Unesco “patrimonio dell’Umanità”. Opere che documentano come ancora oggi la Valle dei Templi e il suo mistico paesaggio millenario punteggiato dal verde degli ulivi – il blu del mare in lontananza – rinnovino il “reale incanto” testimoniato dai celebri viaggiatori del Grand Tour: una potente energia creativa che affiora dalle architetture e dalla silenziosa memoria delle pietre e che oggi come allora seduce artisti e semplici visitatori. “Giravo per la Valle – racconta Colombo – e d’un tratto sono rimasto come folgorato da un’immagine. Quella che ha poi ispirato quest’opera dei Dioscuri”.
Completano la raccolta a Villa Aurea sia le “memorie”, opere ispirate agli autori cari del passato, nei d’après, e alla storia di luoghi che hanno sollecitato la fantasia del pittore, sia il ciclo di lavori che nascono dall’incanto che il reale, natura o volto, esercitano sulla sua creatività.
“La mostra attraversa due filoni essenziali dell’opera di Giuseppe Colombo – scrive in catalogo Elisa Mandarà – ovvero la relazione primaria che il pittore coltiva con la realtà, sostanziata da una gamma distillata di soggetti poetici, e la linea memoriale, connotata da un preziosismo di gusto e di resa, per il quale l’artista trasceglie alcune delle più fini icone dall’emporio formale della grande tradizione occidentale”.