Limiti alla pesca in Sicilia e sempre maggiore preoccupazione tra armatori e pescatori.
Dopo le quote tonno, c’è il nuovo regolamento comunitario sulla pesca, entrato in vigore il 10 luglio, che rischia di mettere in ginocchio chi di pesca vive. Le norme riguardano il canale di Sicilia e introducono zone di interdizione alla pesca a strascico, ad esempio, a “est del banco avventura” e a “ovest del bacino di Gela”.
I pescatori sono in rivolta e temono il definitivo collasso delle proprie attività già in seria difficoltà.
Come scrive il Giornale di Sicilia, oggi i rappresentanti delle marinerie agrigentine incontreranno nella città del Templi il prefetto Dario Caputo per discutere della situazione. Intanto i pescherecci, da Sciacca a Licata e sino a Porto Palo di Capo Passero rimangono in porto e non sanno quale sarà il loro futuro.
Gli operatori del settore hanno già incontrato l’assessore regionale alla Pesca, Edy Bandiera, ed i parlamentari europei siciliani Pietro Bartolo e Annalisa Tardino.
Dopo l’entrata in vigore del regolamento, i controlli in mare si sono fatti più stringenti, data la presenza dei pattugliatori della Guardia Costiera.
“Noi siamo degli specialisti del settore e sappiamo in che maniera pescare, non danneggiando il mare – dice ancora al Giornale di Sicilia Stefano Soldano, pescatore di Sciacca – ma è proprio nelle zone che adesso ci vengono vietate che si prende la migliore tipologia di pesce”.
“Abbiamo coinvolto anche altre marinerie – dice Salvatore Piazza, altro marinaio saccense – perché le problematiche della pesca riguardano anche loro e dobbiamo andare avanti tutti insieme”.
L’europarlamentare della Lega Tardino, che ha incontrato i pescatori insieme al collega di partito Lorenzo Viviani, ha spiegato che i regolamenti sono due: “Per uno non c’è la possibilità di intervenire con modifiche, ma di apporre deroghe in via attuativa e su questo ci stiamo già lavorando. L’altro, che riguarda le marinerie di Licata, Sciacca e Porto Palo di Capo Passero, è una raccomandazione assunta dall’Unione Europea in forza di una normativa internazionale. Su questa non c’è possibilità di fare modifiche perché entrata in vigore da poco. Anche per questa ci stiamo lavorando perché in via attuativa probabilmente riusciamo. I tempi sono più lunghi perché si fonda su dati scientifici che ho richiesto alla commissione di farmi avere. Sostengono che nel mare Mediterraneo c’è uno sfruttamento maggiore rispetto a quello che l’Unione Europea consente”.