Dalla mafia agrigentina fino alla conquista di Roma. Decisive le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che stanno aiutando gli inquirenti nell’ambito dell‘inchiesta Jackpot, che ha fatto scattare le manette ai polsi di 38 persone legate al clan di Salvatore Nicitra, originario di Palma di Montechiaro ma con una grande influenza anche a Roma, dove si era guadagnato l’appellativo di “quinto re”.
Come scrive GrandangoloAgrigento, nel corso dell’inchiesta è stata fatta luce su cinque delitti di matrice mafiosa risalenti agli anni Ottanta.
Si tratta di quattro omicidi e un tentativo di assassinio – di cui Nicitra sarebbe proprio il mandante – che gli avrebbero permesso di acquisire un ruolo di comando.
E tra chi sta parlando con gli inquirenti c’è anche Giovanni Calafato, ex membro della Stidda, che sebbene ai tempi fosse in carcere, avrebbe avuto un ruolo anche nell’omicidio del ‘giudice ragazzino’, Rosario Livatino, freddato dai killer mafiosi il 21 settembre 1990.
I magistrati stanno indagando su Nicitra proprio per ricostruire le dinamiche di una lunga stagione di delitti ed orrori mafiosi.
Calafato aveva già rivelato nel 2015 di aver partecipato ad alcuni di questi delitti mafiosi. Sarebbe stato lui a sparare nel 1988 a Valentino Belardinelli, fratello di Roberto, meglio conosciuto come “Bebo”, tra le figure più note ed influenti della malavita romana.
Bebo Belardinelli e Nicitra, entrambi vicini a Renatino De Pedis, il boss della Banda della Magliana, erano entrati in contrasto per la spartizione del territorio di Roma.
Bebo Belardinelli è morto il 12 novembre 1988, vittima di un agguato nel quale furono coinvolti Paolino Angeli, deceduto immediatamente e Franco Martinelli, che rimase ferito ma si salvò.
E’ stata fatta luce anche su un’altra morte, quella di Giampiero Caddeo, deceduto nel 1983 nell’ospedale psichiatrico di Aversa: una parete divisoria della sua cella era crollata per l’esplosione della bomboletta di un fornello a gas. Un attentato commissionato proprio da Nicitra per uccidere Roberto Belardinelli che, in quel momento non era però in cella.
Sono diversi i collaboratori di giustizia che nel tempo hanno parlato di Nicitra, compresi i pentiti della Banda della Magliana.
Salvatore Nicitra è ritenuto uno degli ex boss della Banda della Magliana.
Per gli investigatori, Nicitra ha negli anni monopolizzato l’area a Nord della Capitale, assumendo il controllo con modalità mafiose nel settore delle apparecchiature per il gioco d’azzardo.
“Io sono un boss, metto macchinette e slot machine dove voglio. Su tutta Roma”. Lo afferma in una intercettazione Salvatore Nicitra. In una altra intercettazione il “re di Roma Nord” spiega il suo ruolo criminale.”Non ho più bisogno di spacciare droga e non ho bisogno di azioni violente perché sono rispettato da tutti”, afferma.