E’ successo a Ravanusa in provincia di Agrigento. Da giorni Dario Musso, di 40 anni, aveva manifestato anche con atti molto duri tutta la sua disapprovazione sulle ordinanze che aveva bloccato in questi mesi la vita di tantissimi cittadini a causa della pandemia.
Aveva anche bruciato la carta d’identità davanti ai carabinieri insultandoli. Dopo questo ultimo episodio con ordinanza del 2 maggio scorso il sindaco Carmelo D’Angelo aveva disposto un trattamento sanitario obbligatorio Tso nei confronti del giovane.
L’ultima intemperanza uscire in auto con il megafono e chiedere a tutti di uscire e aprire i negozi è stata l’occasione per circondarlo e sedarlo portandolo in ospedale a Canicattì.
Una decisione che la famiglia del giovane con in testa il fratello avvocato Lillo Massimiliano Musso non hanno alcuna intenzione di lasciare passare liscia.
Dario Musso, come si sente nel video, invitava la gente ad uscire di casa perchè – secondo lui – non ci sarebbe nessuna pandemia in atto.
“A malincuore – ha dichiarato il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo – ho dovuto disporre il trattamento per i segnali pregressi di instabilità mentale che l’uomo aveva manifestato. In precedenti occasioni, infatti, si era reso protagonista di azioni che hanno messo in allarme la comunità ravanusana e si era scagliato contro un carabiniere che lo aveva fermato in un posto di controllo e lui aveva bruciato la carta di identità”.
Per il fratello del giovane si è trattato di un abuso. “Sono stati violati gli articoli 21 e 32 della Costituzione, gli articoli 33 e 34 della Legge 833 del 1978 – afferma l’avvocato Musso – In particolare, è stato disposto un Trattamento Sanitario Obbligatorio per iniziativa diretta di un sindaco per una manifestazione non autorizzata condotta con un megafono per le strade del paese. Un’aberrazione giuridica che non resterà priva di seguito. Non sussistevano i requisiti di legge per il TSO e gli atti già acquisiti difettano di motivazione. La questione sarà oggetto di interrogazione parlamentare”.
La famiglia ha comunicato di avere già dato mandato per l’annullamento del TSO e per le denunce penali.
Tra l’altro l’avvocato ha pubblicato un lungo video dove si sentono tutte le telefonate fatte nell’ordine nel reparto di psichiatria, ai carabinieri, alla polizia per conoscere le condizioni del fratello e potere parlare con lui. “Per quattro giorni – dice nel corso delle telefonate l’avvocato Musso – Non abbiamo saputo nulla di mio fratello e non abbiamo potuto parlare con lui. Siamo in uno Stato democratico, non nell’Argentina di Pinochet”.
la vicenda è finita in Parlamento con un’interrogazione e in Tribunale.
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