Continua la mobilitazione degli ambientalisti di Mareamico Agrigento che chiedono lo stop alle esercitazioni militari nei pressi della collina Drasi, nella zona di Punta bianca, un luogo di eccezionale bellezza, ancora non alterato e poco compromesso da fenomeni di antropizzazione, che negli scorsi mesi è diventata Riserva naturale Orientata.
Verso la fine della convenzione
Lo scenario in Sicilia è certamente drammatico, eppure all’orizzonte si apre uno spiraglio di luce a cui guardano tutti coloro che hanno a cuore la difesa dell’ambiente e chiedono la riconversione dei territori a fini di pace e cooperazione. A fine luglio 2023 scadrà il protocollo di durata quinquennale firmato dall’allora presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, oggi ministro della Protezione civile e per le Politiche del mare, e il generale di brigata Claudio Minghetti, con cui è stato autorizzato l’uso del poligono di Drasi.
L’associazione Mareamico chiede alla Regione di essere ascoltata
Ora gli ambientalisti chiedono di essere ricevuti per proporre soluzioni alla vicenda. “Alla luce dell’istituzione della riserva di Punta Bianca e della crescente opposizione popolare alle attività militari a due passi dalla Valle dei Templi, abbiamo richiesto alla Regione Sicilia e al Comitato misto paritetico per le servitù militari di essere ascoltati per poter esporre le problematiche di tipo socio-ambientale, paesaggistico ed economico generate dalle esercitazioni militari, nell’auspicio che esse vengano sospese e non venga più rinnovato l’uso a poligono dell’Area Drasy”.
Pericolo inquinamento
Nei mesi scorsi Mareamico, dopo denunce ed esposti in procura, ha organizzato anche un sit-in di protesta. “Durante le esercitazioni militari – dicevano – vengono rilasciati grandi quantità di piombo, sostanza velenosissima che, come tutti i metalli pesanti, è altamente tossica per l’ecosistema marino. La sua permanenza in acqua a elevata salinità lo degrada dissolvendolo nell’ambiente marino. Il piombo entra nella catena alimentare distribuendosi nei tessuti degli organismi della fauna ittica con destinazione terminale l’uomo, causando una serie di danni a organi e tessuti spesso irreversibili. I terrificanti boati atterriscono, oltre che le persone, anche gli animali selvatici presenti in queste aree. Anche le forti vibrazioni, provocate dalle esplosioni, hanno già causato numerosissime frane, con un considerevole arretramento della fragile falesia”.
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