Il procuratore generale di Palermo ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, emessa dal tribunale di Agrigento il 30 gennaio del 2018, per i due esponenti di Legambiente che gestivano la riserva delle Maccalube di Aragona quando, il 27 settembre 2014, un’ondata di fango travolse e uccise i fratellini Carmelo e Laura Mulone di 9 e 7 anni. I bambini stavano facendo una passeggiata fra i vulcanelli insieme al padre Rosario.
Secondo il procuratore generale di Palermo, la morte dei fratellini Mulone poteva essere evitata “se fossero stati presi nella dovuta considerazione i segnali di allarme e se fossero state adottate le opportune misure di sicurezza”. Il magistrato ha chiesto quindi che venga confermata la sentenza di primo grado: 6 anni di reclusione per il direttore della riserva, l’architetto Domenico Fontana, e 5 anni e 3 mesi per l’operatore del sito, Daniele Gucciardo.
Chiesta l’assoluzione, invece, “perché il fatto non costituisce reato”, per il funzionario della Regione Francesco Gendusa. L’ex procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio aveva, in questo caso, impugnato il verdetto di assoluzione.
“La tragedia che si è consumata nella riserva delle Macalube di Aragona, in provincia di Agrigento, il 27 settembre 2014 ha segnato per sempre Legambiente – scrisse Legambiente in una nota -. In questo momento il nostro pensiero va innanzitutto, ancora una volta, ai piccoli Carmelo e Laura, vittime di una ineluttabilità fatalità che nessuno poteva prevedere o impedire, e ai loro familiari.
A Domenico Fontana e a Daniele Gucciardo va la nostra forte e incondizionata solidarietà, nella consapevolezza che il loro quotidiano e meritorio impegno a tutela della riserva delle Macalube non è la causa del dramma che si è consumato in quella tragica giornata. Questa sentenza, infine, impone una riflessione approfondita sul modello di gestione nel nostro Paese di aree protette, caratterizzate da potenziali eventi naturali imprevedibili”.