Il nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo, con l’ausilio dei nuclei regionali di Piemonte e Calabria, coordinati dal nucleo investigativo centrale, hanno provveduto a notificare, su disposizione della procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a sei persone, di cui cinque ancora in stato di detenzione nel carcere di Agrigento.
Accuse di appartenere alle varie mafie
Si tratta di persone che erano state trovate in possesso di cellulari nascosti. Le indagini, condotte proprio dalla polizia penitenziaria, avrebbero permesso di risalire ai responsabili di quest’ ‘traffico’. Tutti i presunti responsabili sono accusati di fare parte di “Cosa nostra”, della “Camorra” o della “‘Ndrangheta”. Tanti episodi di cellulari sequestrati in carcere sono stati registrati in Sicilia negli ultimi anni.
Un anno fa la vicenda di Augusta
Gli agenti della Polizia penitenziaria del carcere di Augusta hanno rinvenuto cellulari e droga che sarebbero stati nella disponibilità dei detenuti. Ne dà notizia la segretaria provinciale del Sappe, un sindacato di categoria, per cui il blitz, da parte del comandante e del vicecomandante del carcere, Dario Maugeri e Guido Maiorana, è scattato nella tarda mattinata di ieri. Tutto quanto è stato posto sotto sequestro mentre la Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta per verificare in che modo sono la droga ed i cellulari sono entrati nel penitenziario.
Un altro caso all’Ucciardone di Palermo
A novembre dello scorso anno nel carcere Ucciardone a Palermo furono sequestrati altri 5 microcellulari. La perquisizione è stata disposta dal direttore del carcere, su indicazione del Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria, dopo un oggetto misterioso lanciato dall’esterno in un cortile.
Risale ad appena due settimane l’operazione che ha portato all’arresto di 5 persone accusate a vario titolo di corruzione e commercio illecito di sostanze stupefacenti.
I cinque apparecchi sono stati individuati in un’area comune vicino alla terza sezione. Sino ad ora non è stato possibile chiarire come siano entrati i dispositivi né quali detenuti ne avessero la disponibilità.
I cellulari saranno affidati ad alcuni tecnici per controllare il traffico in entrata e quello in uscita, eventuali dati contenuti nelle schede di memoria, così da acquisire informazioni utili per individuare i responsabili.
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