In una piazzola di sosta in pieno centro abitato a Canicattì era stata creata una vera e propria discarica abusiva a cielo aperto. Un’area di circa 200 metri quadrati dove i carabinieri hanno trovato di tutto, persino rifiuti speciali e tossici. Presunto autore di questo scempio ambientale un uomo che già qualche mese fa era stato pizzicato altrove a trafficare sempre con i rifiuti. Per lui è scattata un denuncia.
L’operazione dei carabinieri del centro anticrimine
I carabinieri della stazione di Canicattì e del centro anticrimine natura di Agrigento hanno denunciato alla Procura della Repubblica il pregiudicato A.P., responsabile di traffico di rifiuti e realizzatore di una discarica nel pieno centro abitato di Canicattì. I militari, che nell’ultimo periodo avevano ricevuto alcune segnalazioni dai cittadini residenti, si sono imbattuti nella montagna di immondizia, vasta circa 200 metri quadrati, accatastata in una piazzola della residenziale via La Loggia.
Il responsabile già pizzicato in passato
Data la vicinanza dell’abitazione del sospettato, e si tratta dello stesso soggetto che i carabinieri avevano sorpreso a trafficare i rifiuti durante il sequestro in contrada Cazzola dello scorso novembre, i militari hanno immediatamente approfondito, accertando come l’uomo accatastasse in quell’area i rifiuti, molti dei quali speciali e tossici, in attesa di rivenderli.
Perquisizione in casa del sospettato
All’abitazione dell’indagato, nel corso della perquisizione, i carabinieri hanno trovato una vera e propria piccola azienda del riciclaggio dei rifiuti: le moto ape per trasportare il ferro raccolto in giro, alcune lavatrici parcheggiate in strada in attesa di essere smembrate, gli strumenti – le presse, le frese, le seghe – per tagliare, trasformare e miscelare i rifiuti, una parte dei quali destinata alla rivendita, mentre un’ultima parte smaltita in casa.
Area sequestrata
Mentre i carabinieri specialisti del centro anticrimine natura proseguono nell’inventario della mole di rifiuti trovata nella disponibilità di A.P., le aree perquisite sono state sequestrate: sarà compito dell’autorità giudiziaria valutarne la sorte, anche in considerazione dell’eventuale danno ambientale causato dall’indagato con la sua attività totalmente abusiva.
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