Il 21 settembre del 1990, alle 9 del mattino, nella strada che da Canicattì porta ad Agrigento, veniva ucciso da Cosa nostra Rosario Livatino, appena 38 anni.
Uno dei killer ha scritto al cardinale Montenegro, e verrà ascoltato in carcere per la causa di beatificazione del ‘giudice ragazzino’, attualmente in corso.
Nel commando omicida c’era infatti anche Gaetano Puzzangaro. Era alla guida della Fiat Punto che affiancò la Ford del magistrato costringendolo a fermarsi. Dalla moto che seguiva le due auto scesero Domenico Pace e Paolo Amico.
Il giudice tentò di innestare la retromarcia ma non ci riuscì. Scese dall’auto e scappo, inseguito dai killer, verso una scarpata dove venne freddato. Livatino riuscì solo a chiedere: “Che vi ho fatto?”
I killer lo insultarono e gli spararono, persino un colpo in bocca.
Gaetano Puzzangaro non ha mai dimenticato nulla di quella tragica giornata.
Lo scorso anno ha così scritto una lettera riservata al cardinale Franco Montenegro. Nei prossimi giorni i componenti del comitato di Postulazione andranno nel carcere di Opera, vicino Milano, per incontrare Puzzangaro.
Nella lettera a Montenegro, Puzzangaro chiede perdono innanzi a Dio e racconta della sua ascesa criminale a Palma di Montechiaro.
Scrive Franco Castaldo nel libro «Mafia e Stidda»: “Era uno dei più temibili esponenti del gruppo dei palmesi, uomo di grande coraggio, abile a sfuggire alla cattura”. La polizia lo raggiunse qualche anno dopo l’ omicidio di Livatino, incastrato dalle dichiarazioni di Gioacchino Schembri, palmese arrestato in Germania.
Puzzangaro venne condannato all’ergastolo. Ad Opera ha ricostruito la sua vita, ed oggi è un uomo diverso. Legge libri e scrive poesie e anche lui si augura che Rosario Livatino diventi Beato al più presto.
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