È stata scarcerata, due settimane dopo la condanna a 8 anni di reclusione, Silvana Sfortuna, la donna di Palma di Montechiaro che aggredì e sfigurò il marito con l’acido, simulando poi un’aggressione ai suoi danni e facendolo arrestare ingiustamente.

Condanna a 8 Anni di reclusione

Il gup del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, a conclusione del processo con rito abbreviato, lo scorso 7 ottobre le ha inflitto 8 anni di reclusione.

Lo stesso giudice per l’udienza preliminare, pronunciandosi sull’istanza dell’avvocato Giuseppe Vinciguerra, ha ritenuto che il tempo decorso, la condotta processuale collaborativa e la definizione del giudizio di primo grado, abbiano fatto attenuare le esigenze cautelari. La misura del carcere, quindi, è stata sostituita con i domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico.

Risarcimento danni al marito

Il marito della donna, rimasto per settimane in ospedale in gravissime condizioni, che ha riportato danni sparsi in tutto il corpo, si è costituito parte civile e ha ottenuto il diritto al risarcimento dei danni con un anticipo di 25 mila euro.

L’arresto

Silvana Sfortuna ha ammesso d’aver sfregiato il marito, Saro Morgana, così come anche d’aver finto d’essere stata lei la vittima dell’aggressione. La 50enne di Palma di Montechiaro venne arrestata e portata in carcere e avrebbe tentato di spiegare i motivi. Ad emergere astio e rancore nei confronti del 48enne, Saro Gioacchino Morgana. In realtà si sarebbe inventata tutto per incastrare l’ex da cui si era separata e per questo è stata arrestata dalla polizia con le accuse di calunni e lesioni permanenti. Era stata lei che aveva denunciato il marito, accusandolo d’averle gettato addosso dell’acido nel tentativo di sfregiarla. Il marito, Saro Gioacchino Morgana di 48 anni, era stato ricoverato al centro grandi ustioni dell’ospedale Cannizzaro di Catania con gravi ferite alle mani e al collo. Era stato arrestato subito dopo il fatto con l’accusa di lesioni personali gravissime. La sua versione è stata sempre opposta rispetto a quella fornita dalla moglie. “È stata lei ad aggredirmi – aveva detto al gip -, quella bottiglietta con l’acido non l’ho neppure toccata”.