Ad Agrigento, i carabinieri della stazione di Villaseta hanno deferito in stato di libertà alla locale procura della repubblica due giovani palermitani, un 28enne e un 19enne, per il reato di truffa in concorso.
Le indagini sono scattate a seguito di una denuncia-querela presentata dal responsabile del supermercato Conad all’interno del centro commerciale Città dei Templi di Agrigento. Due persone, con un abile stratagemma, erano riuscite a pagare un prezzo inferiore per 30 uova di Pasqua, sostituendo i codici a barre originali delle uova con quelli di prodotti di minor valore, eludendo il sistema di pagamento automatico e procurando un danno economico al supermercato.
Gli accertamenti dei carabinieri e la denuncia
I carabinieri, grazie ad accertamenti mirati, hanno identificato i due responsabili, entrambi residenti a Palermo. I militari hanno quindi deferito i due alla procura della repubblica di Agrigento per il reato di truffa in concorso.
L’operazione dei carabinieri testimonia l’impegno costante dell’Arma nel contrastare ogni forma di reato, anche quelli di minore entità, a tutela dei cittadini e delle attività commerciali.
Chiede soldi per posti di lavoro, chiuse indagini per un bagherese accusato di truffa
Avrebbe truffato decine di persone millantando conoscenze e agganci con politici e garantendo posti di lavoro dietro compenso di lavoro. Si presentava alle vittime come avvocato Davide Siragusano o avvocato Massimo Bruno. La procura di Termini Imerese ha chiuso le indagini condotte dagli agenti della sezione di pg in tribunale e accusato il bagherese di truffa. L’uomo è stato anche arrestato in flagranza. L’indagine ha consentito di documentare, lungo l’arco di svariati mesi, anche attraverso un’attività di perquisizione e di analisi del materiale sequestrato, una serie di raggiri realizzati dall’uomo che, utilizzando identità di persone inesistenti o appropriandosi di identità di persone reali riusciva a far credere alle tante vittime di essere nelle condizioni di assumere personale in varie cliniche private di Palermo.
Queste dovevano versare i soldi ad un’assistente dell’uomo, indicata come la dottoressa Romani, come un anticipo spese della loro futura assunzione.
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