Gli agricoltori serrano i ranghi al grido di “La Sicilia alza la voce“. Dopo le manifestazioni che hanno visto presidi svolgersi nei territori di Bolognetta e Poggioreale, imprenditori e lavoratori del settore primario si sono riuniti ieri pomeriggio (17 gennaio) in quel di Enna per confrontrarsi sull’attuale momento di crisi vissuto dal mondo agricolo e sulla fuga di giovani verso il Nord Italia o all’estero. Diverse centinaia i partecipanti all’evento, giunti da ogni parte della Sicilia per manifestare il proprio stato di scoramento rispetto ad una situazione sulla quale l’obiettivo è quello di invertire la tendenza.

Agricoltori serrano i ranghi, riunione ad Enna

Missione che non sarà facile portare a termine, visto lo spopolamento che sta interessando l’Isola, in particolare nelle sue aree più interne. Fra gli organizzatori dell’evento c’è Giuseppe Li Rosi, agricoltore ed esperto di grani antichi siciliani. “L’agricoltura è la cartina tornasole della condizione in cui vive la società. Quando l’agricoltore è costretto ad abbandonare i propri campi per andare a protestare, per richiedere i propri diritti e per uscire dalla gabbia in cui è stato rinchiuso negli ultimi 70 anni, significa che quella società non sta bene”. I numeri, secondo l’agricoltore, sono impietosi e definiscono il quadro di crisi vissuto dal settore primario siciliano. “C’è un’azienda agricola che chiude ogni 35 minuti. Mancano i giovani, l’età media è di circa 65 anni. Le offerte del fotovoltaico e delle pale eloiche sono così aggressive che stanno danneggiando gli agricoltori, al punto che sono gli stessi proprietari dei terreni a cercare le multinazionali per offrire la loro terra in affitto o in vendita”.

“Oggi si importa, domani mangeremo cibi sintetici”

La destinazione d’uso dei terreni è cambiata. E, a giudizio di Li Rosi, non per il meglio. “Questo flusso di eventi sta iniziando a consegnare la terra a persone che non la vogliono coltivare. Le previsioni parlano di una riduzione della capacità produttiva di tante attività, come olifici e caseifici. Una disattivazione dell’agricoltura a cui sta seguendo l’importazione sempre più crescente di prodotti dall’estero”. Ma anche anche questo, secondo l’organizzatore dell’evento, finirà. “Stanno pensando di farci mangiare farina di grilli, latte e carne sintetica, OGM che hanno cambiato solo nome“. Un pericolo per tutto l’indotto del made in Italy e che ha spinto gli agricoltori alla mobilitazione. “Tutta questa situazione ci ha portato a riunirci per ritrovare le energie perse in una Isola bellissima e al centro del Mediterraneo qual’è la Sicilia”, ha chiosato Li Rosi.

Articoli correlati