Non c’è pace nemmeno nei luoghi dedicati alla salute. Un gesto che potrebbe sembrare irrilevante eppure racconta quanto non ci sia spazio alla sofferenza nemmeno negli ospedali. A raccontarlo è la figlia di una donna ricoverata presso l’ospedale Ismett che, per rendere il ricovero della mamma più confortevole, ha portato un cuscino personale pensato per aiutarla a riposare meglio. La figlia racconta che, mentre l’anziana era in sala operatoria per un intervento delicato, qualcuno è entrato nella stanza d’ospedale portando via il cuscino: l’unico con cui riesce a riposare serenamente nonostante l’emicrania cronica.

Il cuscino scomparso durante il ricovero

Nel lungo sfogo c’è tanta amarezza e anche uno spunto su cui riflettere. Un cuscino portato da casa, al quale la figlia aveva messo una federa riconoscibile proprio per tenerlo distinto dagli altri. Un oggetto apparentemente banale, ma essenziale per garantire alla paziente un po’ di conforto in una situazione già difficile.

“Mia madre non ha chiuso occhio tutta la notte e ha avuto forti dolori alla testa, perché senza quel cuscino non riesce a riposare. È davvero inaccettabile che qualcuno entri in una stanza d’ospedale e rubi un oggetto personale in un momento così delicato”, scrive la donna, chiedendo che chi ha compiuto quel gesto rifletta sull’accaduto.

L’appello della figlia

Nel suo messaggio, non c’è spazio per odio o rabbia. Anzi, invita chi legge a mantenere toni civili e rispettosi: «Non auguro il male a nessuno, non serve e non porta a nulla. Ma dopo anni passati ad assistere persone care malate, sono profondamente stanca e amareggiata da queste piccole, grandi mancanze di umanità».

L’appello è semplice ma potente: “In ospedale si va per necessità, non per svago. E le cose degli altri vanno rispettate, sempre, a maggior ragione in un luogo di cura”. Una riflessione che dovrebbe toccare la coscienza di chiunque si trovi, anche solo per un momento, a varcare la soglia di una struttura sanitaria.

Rubano un bracciale ad una paziente ricoverata

Una situazione analoga è avvenuta presso il Policlinico di Palermo. Spariscono oggetti personali ai degenti del Policlinico di Palermo, l’allarme arriva da un parente. Un episodio controverso è avvenuto nel reparto di Emodinamica dell’ospedale palermitano e ha acceso l’attenzione su un caso che solleva interrogativi sulla sicurezza. Secondo quanto riportato dalla famiglia, una paziente sarebbe stata derubata di un bracciale mentre si trovava in stato di incoscienza.

Il gioiello, di valore affettivo più che economico, non è mai stato restituito e la vicenda è stata resa pubblica dai familiari della donna, purtroppo deceduta dopo il ricovero. Il bracciale, sarebbe dovuto essere destinato alla nipotina della paziente come ricordo personale. Un dono che non potrà essere conferito alla vera destinataria.

“Hanno rubato un ricordo ad una bambina di 9 anni”

Non è il primo episodio di questo tipo segnalato in ambito ospedaliero. “Io spero che la persona che ha rubato il bracciale a mia mamma, possa leggere questo post. Il bracciale che è stato rubato mentre mia mamma non era cosciente era quello che portava sempre addosso, e che aveva destinato alla sua nipotina! Quindi, io lo so che il bracciale non spunterà mai, ma voglio che sappia che la mia mamma non c’è più. E che ha rubato un ricordo ad una bambina di 9 anni!”, scrive la donna.