Un sussurro denso di attesa vibra nell’aria. Il Venerdì Santo a Trapani non è un giorno come gli altri, è un varco spazio-temporale, un respiro sospeso tra la terra e il cielo. E tutto inizia con un suono grave, solenne, quasi un tuono contenuto: l’apertura del portone.

Non è un semplice gesto meccanico, ma la liberazione di un’energia sacra accumulata per un intero anno. È come se le viscere della terra si aprissero per dare alla luce un dolore antico, una sofferenza che si rinnova di generazione in generazione. Dietro quel varco oscuro, attendono silenti i protagonisti di questo giorno eterno: i Misteri.

Sculture che non sono semplici simulacri di legno e tela e cola, ma incarnazioni viventi della Passione di Cristo. Volti sofferenti scolpiti nel dolore, corpi martoriati che raccontano la storia del sacrificio più grande. Sono lì, immobili nella penombra, carichi di un pathos silenzioso che tra poco si riverserà sulle strade della città.


Quando il portone si spalanca completamente, un raggio di luce fioca penetra l’oscurità, illuminando per un istante i dettagli cruenti, le espressioni di angoscia, la maestosità tragica di queste opere d’arte sacra. È un’epifania dolorosa, la rivelazione di un dramma che ha segnato la storia dell’umanità.

E poi, il primo passo, incerto ma determinato, dei portatori. Uomini che si fanno carico di un peso non solo fisico, ma anche spirituale. Sulle loro spalle, l’eco di duemila anni di dolore, la consapevolezza di portare in processione il corpo straziato del Redentore.

Le note cupe e vibranti delle marce funebri si levano nell’aria, avvolgendo ogni cosa in un manto di tristezza solenne. È il lamento di un popolo che ricorda, che partecipa intimamente al Calvario. Ogni passo lento e cadenzato, ogni gemito sommesso degli strumenti, è una preghiera silenziosa, un atto di devozione profonda.


Quello che inizia con l’apertura di quel portone non è una semplice processione, ma un pellegrinaggio interiore collettivo. Per quasi ventiquattro ore, Trapani si trasforma in un teatro sacro, dove la sofferenza di Cristo diviene palpabile, vicina, quasi nostra.

Quattrocento anni di storia, di fede incrollabile, di tradizione tramandata di padre in figlio, si condensano in questo giorno infinito. Un giorno in cui il tempo sembra fermarsi, in cui il confine tra passato e presente si dissolve, e noi, eredi di questa antica devozione, ci troviamo a contemplare il mistero della Croce, consapevoli del sacrificio d’amore che ha cambiato per sempre il destino dell’umanità. L’apertura del portone è solo l’inizio di questo lungo, intenso Venerdì Santo, un giorno che ci ricorda, con struggente bellezza, che Cristo ha sofferto ed è morto per noi.

Luogo: Chiesa Anime Sante del Purgatorio , Via San Francesco d’Assisi, TRAPANI, TRAPANI, SICILIA

Questo contenuto è stato disposto da un utente della community di BlogSicilia, collaboratore, ufficio stampa, giornalista, editor o lettore del nostro giornale. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore. Se hai richieste di approfondimento o di rettifica ed ogni altra osservazione su questo contenuto non esitare a contattare la redazione o il nostro community manager.