“Il protocollo su questo è molto, molto chiaro. Viene garantita l’occupazione per i diretti e per l’indotto”. Lo afferma a Talk Sicilia il segretario della Uiltec Sicilia, Andrea Bottaro, che rassicura i sindaci della zona industriale del Siracusano sul mantenimento dei livelli occupazionali previsti dal piano di riconversione degli impianti Versalis di Priolo e Ragusa, produttori di etilene, polietilene e altri prodotti petrolchimici, definito a Roma nelle settimane scorse con le firme del Governo, dell’Eni, della Cisl e della Uil. Lo stabilimento di Priolo diventerà un centro per “sfornare” biocarburante mentre quello di Ragusa, che è già chiuso, sarà trasformato in un Agri-hub per la produzione di oli vegetali per alimentare le bioraffinerie di Priolo.

Ambiente e costi economici
Questo cambiamento fa parte di una strategia più ampia di Eni, finalizzata a ridurre l’impatto ambientale della produzione chimica, in linea con gli obiettivi di sostenibilità e la transizione energetica ma la decisione di cambiare è soprattutto connessa alla scarsa competitività dell’etilene visto che in altri paesi non europei “il costo di produzione è circa un terzo di quello Ue” si legge nel protocollo.
I dubbi dei sindaci
Secondo quanto prospettato dal deputato regionale del Mpa, Giuseppe Carta, nonché sindaco di Melilli, il leader della cordata dei sindaci ribelli, il riassorbimento della manodopera di Versalis, tra diretti ed indotto, avverrà quando il piano entrerà a regime. Nella tesi di Carta, vuol dire che non vi sarebbero certezze sui tempi e questo sta creando molto allarme tra i lavoratori e le comunità che vivono sotto il cono d’ombra della zona industriale. Sabato scorso, i sindaci della zona industriale, compreso Peppe Cassì, capo dell’amministrazione di Ragusa, insieme al presidente dell’Anci Sicilia, si sono riuniti a Siracusa, decidendo di rivolgersi al prefetto per chiedere di correggere il protocollo.
Uil, “garanzie da Eni anche per l’indotto”
“Io credo che sia opportuno fare chiarezza – ha detto a Talk Sicilia Andrea Bottaro, segretario della Uiltec Sicilia – su queste cose perché sono argomenti delicati che vanno trattati con responsabilità per non creare allarmismi. Va anche specificato che è la prima volta che l’Eni è disponibile a firmare un protocollo, fornendo garanzie anche per i lavoratori dell’indotto”.
Sindaci smentiti
In un altro passaggio, il segretario della Uiltec Sicilia smentisce i sindaci sulle loro perplessità riguardo i livelli di occupazione. “Dire che l’occupazione dell’indotto è salvaguardata solo al termine del percorso non è corretto perché gli addetti ai lavori sanno benissimo che i lavori di fermata, di messa in sicurezza, di bonifica occupano un numero addirittura maggiore di persone dello stesso indotto” ha detto Bottaro.
La difficile riconversione del Petrolchimico
Tuttavia, gli impatti ecologici non sono privi di sfide. La gestione dei rifiuti e dei residui della riconversione, così come la necessità di garantire la sicurezza delle nuove tecnologie, sono questioni che richiedono un monitoraggio costante. Le preoccupazioni ambientali rimangono, poiché la transizione da un impianto basato sui fossili a uno green richiede una serie di interventi di risanamento e gestione delle risorse che potrebbero comportare difficoltà tecniche e operative nei primi anni di attuazione.
La necessità della formazione del personale
La transizione, inoltre, implica anche dei rischi per l’occupazione: la necessità di specializzazione per i nuovi processi produttivi potrebbe richiedere una formazione specifica per i lavoratori ma potrebbe anche comportare riduzioni nel numero di addetti a causa dell’automazione e dell’ottimizzazione delle linee produttive.
Cosa faranno le altre aziende?
Ma se Eni ha deciso di accelerare con la riconversione grazie ad un investimento di oltre 900 milioni di euro nei siti di Priolo e Ragusa cosa faranno le altre grandi aziende come Isab, Sonatrach, proprietarie di raffinerie, o la Sasol, che, peraltro, ha presentato un piano di 65 esuberi?
Perché, come denunciato dalla Cgil, se la Transizione è spinta solo dall’Eni, l’intero Petrolchimico rischia di disarticolarsi. Un pericolo molto concreto tenuto conto che le imprese non hanno risorse per cambiare le produzioni.
Uiltec, “chiesto l’intervento del Governo”
“Abbiamo iniziato una battaglia – dice Andrea Bottaro, segretario della Uiltec Sicilia – dal novembre 2024 per richiedere che le grandi aziende di questo territorio facciano gli investimenti per la riconversione. Del resto, si tratta di impianti datati che non sono nelle condizioni di fronteggiare quella che è la competizione internazionale, per cui abbiamo chiesto l’intervento del Governo durante la sigla del protocollo. Lo abbiamo espresso chiaramente abbiamo raccolto la disponibilità del Ministro a venire sul territorio siracusano per spiegare l’accordo ed il protocollo. Abbiamo detto al Ministro che sul territorio siracusano non bisogna discutere solo del protocollo ma bisogna parlare di tutte le aziende, che devono investire, che devono riconvertire ma che da sole non possono farcela. Per questo, c’è bisogno dell’intervento politico ed economico del Governo nazionale”.
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