La cooperativa Consenso, da anni impegnata nei processi educativi e terapeutici per bambini e giovani adulti con sindrome dello spettro autistico, ha sottoscritto oggi un atto notarile alla presenza del presidente Luigi Terlizzi e dello chef Giorgio Bellanca, nello studio del notaio Salvatore Pilato.
Con questo atto non solo viene ratificato un accordo tra le parti per un inizio di collaborazione attraverso la cessione in affitto dell’attività dell’azienda Food bus gioint o joint, ma viene sancito l’inizio di una nuova ‘era’.
Alla Tenuta Sant’Angela Merici, struttura gestita dalla cooperativa sociale ConSenso, diretta da Gaetano Terlizzi, verrà realizzato uno street food etico, più unico che raro nel suo genere.
Non solo un modo di vedere e gestire la ristorazione sostenibile, con un approccio finalizzato a ridurre gli sprechi e l’impatto negativo sull’ambiente ma un’attività che ha come obiettivo precipuo di avviare percorsi di inserimento lavorativo e occupazionale assistiti, offrendo opportunità concrete alle persone con autismo, in un ambiente inclusivo e formativo.
“Quello che stiamo costruendo insieme non è solo un progetto, non è solo un percorso professionale e imprenditoriale, è qualcosa che va oltre, è un’assunzione di responsabilità – dice Gaetano Terlizzi -. Lo è perché ciò che faremo non riguarda solo noi, solo i ragazzi, ma l’intera comunità. E’ un atto che richiede coraggio, ma se si vuole fare la differenza, bisogna accantonare dubbi e paure e seguire la strada che porta a costruire un qualcosa che sia una reale opportunità di dare ai ragazzi delle risposte concrete”.
“Ieri ho avuto un confronto con una famiglia, mi ha fatto riflettere, devo ammetterlo, ma anche soffrire. Una madre, anche lei con disabilità, mi ha raccontato di aver avuto un’ esperienza negativa che l’ha portata ad avere sfiducia nei confronti di strutture che nascono per ‘offrire aiuto’. Sentire queste parole mi ha creato un certo malessere. Il fallimento nel non avere dato alla famiglia ciò che sperava di poter ricevere è palese ma il problema non è nella ‘logistica’, nell’’organizzazione’ ma nella disfatta dal punto di vista umano e relazionale – racconta visibilmente emozionato il direttore del centro, che ha voluto condividere questo episodio -. Ecco perché oggi è l’inizio di qualcosa di diverso, non è solo un lavoro, stiamo riscrivendo la storia. Stiamo prendendo in carico vite, sogni, speranze; stiamo dando forma a un’idea di comunità che non vuole lasciarsi nessuno alle spalle. Questo è il nostro compito, la nostra responsabilità. Che non vengano raccontate più storie di fallimenti. Dobbiamo crederci tutti. Dobbiamo avere il coraggio di cui parlavo prima, dimenticarci delle paure, affrontare le difficoltà e crescere insieme, mano nella mano, perché uniti possiamo davvero raggiungere grandi obiettivi”.
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