C’è un rischio concreto di spaccatura nel centrodestra siciliano ed è rappresentato dall’eventualità che non si risolva il problema “lezione diretta” nelle ex province. andare ad elezioni di secondo livello potrebbe segnare la fine dell’equilibrio nel centrodestra siciliano o quantomeno segnerebbe spaccatura importanti con sindaci e consiglieri che andrebbero in ordine sparso, facendo accordi senza tenere conto delle indicazioni e delle esigenze di partito. Ne è fortemente convinto il segretario nazionale della Dc Totò Cuffaro che lancia dagli studi di BlogSicilia l’allarme agli alleati e chiede, indirettamente, a FdI di ripensare alla propria posizione
Cuffaro ospite a Talk Sicilia
Totò Cuffaro ha manifestato la sua opinione ospite di talk sicilia, la trasmissione di approfondimento di BlogSicilia durante la quale si è parlato di tutto affrontando i temi della politica siciliana di questi mesi e guardando anche al 2027. Inevitabile affrontare, prima di tutto, la corsa al centro della politica in tutto il paese
Nove milioni di elettori senza un partito di riferimento
“Da molti anni nove milioni di elettori non si riconoscono in nessuno dei partiti. Alcuni votano ciò che di più vicino alle loro idee trovano ma tanti non vanno alle rune. La nostra idea è quella di essere una novità, nel senso di riportare un simbolo che possa essere riconosciuto anche da queste 9 milioni di persone che nel passato probabilmente hanno già votato Democrazia Cristiana. Lo vogliamo fare insieme a quelle che hanno a cuore la storia, la cultura e la vita politica dei popolari. Prendiamo di buon auspicio questa novità che i moderati sono stati accolti dentro il Partito popolare e io al congresso dei moderati ho proposto di fare un movimento nuovo un partito nuovo che di stampo democristiano di stampo popolare un partito popolare d’Europa dove si dia speranza e possibilità a questi tanti e sono tanti 9 milioni di elettori che sperano di potersi riconoscere in qualcosa di ritrovarsi a casa e di ritrovare non soltanto la possibilità di votare una scelta moderata ma anche una scelta di valori, una scelta ideale, una scelta culturalmente attrezzata. Quello su cui stiamo lavorando”.
Ma i cattolici del Pd?
“C’è una storia cattolica anche nel Pd che viene dai tempi della Margherita. Stiamo parlando di tempi in cui il segretario era Letta e prima delle altre questa era è molta parte di quel PD da da da da Gentiloni a Franceschini a Fioroni a degli altri a Guerini è la storia dei cattolici democratici. Adesso la la novità dalla segreteria di che che porta non soltanto una novità ma un cambio è una svolta dentro al PD che diventa sempre più un partito di sinistra come credo giusto che sia il PD ha in qualche modo disorientato i tanti cattolici e moderati che nel PD trovavano la loro collocazione. Il tentativo che sta facendo Del Rio e gli altri è di riorganizzare questa quest’area cattolica moderata che credo però questa è la mia impressione vogliono tenere dentro il PD ma un PD che a guidare sarà comunque sarà io credo sembra un partito sempre più di sinistra non soltanto per collocazione geografica ma per scelta ideologica per per per scelta di di rappresentanza di alcuni valori. Mi pare molto molto complicato che la scelta etica per esempio della famiglia Lachlan possa coincidere con le scelte etiche che vogliono i cattolici che sono visti a Milano E però qualsiasi cosa si muove nell’ordine di di una proposta positiva a prescindere da dove venga va sempre guardata con attenzione”.
La coalizione in Sicilia
“In Sicilia c’è un governo di centrodestra, vogliamo definirlo, ma con una spiccata propensione al centro, con Forza Italia, la Democrazia Cristiana, lo stesso Movimento per L’autonomia di Raffaele Lombardo. La Lega, seppur è un movimento un po più spostato a destra in Italia, in Sicilia ha forte concentramento centrista perché questi sono i leghisti i leghisti di di Sicilia. C’è una guida forte che è quella di Renato Schifani che dentro Forza Italia deve avere la bontà certa se possiamo dire così. E c’è una ciotola degli alleati io parlo della Democrazia cristiana che sono le ali alla al Governo di centro destra di di Renato Schifani. Cosa succede succede che Schifani ha più volte più volte detto che. Quelli che sono gli equilibri all’interno della maggioranza lui li tiene orientati a quelli che sono stati i risultati elettorale delle elezioni regionali è un riferimento per dire qualsiasi operazione di transumanza che tutti i partiti stanno avendo non verranno tenuti in considerazione in rapporto all’equilibrio di governo. E lo dice sapendo che tutto questo comincia a star stretta Forza Italia perché tra tutte il partito che ha preso che ha preso più più deputati è una giusta scelta che noi noi rispettiamo. La vicenda Romano Roberto sta dentro tutto la competizione elettorale lombardo e romano hanno fatto un pezzo di cammino insieme per le elezioni regionali e posso dire che senza la presenza di Romano probabilmente Lombardo non avrebbe fatto il 5% Avevano degli accordi che evidentemente non hanno non sono rispettate nel senso che la richiesta di Romano era il nostro contributo che voleva essere che è stato propositivo andarmi elettorale che voleva essere riconosciuto non viene riconosciuto e questo è il tema vero che oggi che oggi si pone quando il Presidente la Regione riterrà di voler rivedere nel suo Governo ma non negli equilibri di rappresentanza come ha più volte detto. Ragioneremo insieme chi meglio potrà rappresentare gli interessi della Sicilia dei siciliani”.
Ma la vicenda della province rischia di rompere gli equilibri
“Noi siamo in assoluto il partito più ostinato nel volere l’elezione diretta, il rinnovo, il ripristino delle province e il rinnovo delle province con elezione diretta. L’abbiamo detto in tutte le salse. Il nostro presidente di Commissione si è fatto più volte portavoce protagonista dell’approvazione del disegno di legge. C’è una frenata che viene da Fratelli d’Italia sul voto che noi vorremmo”.
C’è un dato, prima ancora del risultato che è quello politico. Ridare un Governo al territorio rappresentato dal voto dall’elettorato come credo che sia il principe della della democrazia e questo va tenuto conto basta andare in giro per le Province per vedere che cosa sono diventate le nostre strade che cosa c’è che cos’è il pattume che viene generato dappertutto non c’è sorveglianza non c’è non ci sono quelle che hanno interesse a raccogliere queste testimonianze noi vogliamo il ripristino delle Province e il voto diretto”.
Il rischio spaccatura
“Abbiamo più volte detto che se si votasse, come purtroppo probabilmente si voterà, ad aprile con elezione di secondo grado, con il voto dei consiglieri comunali sarà una sconfitta dei partiti. Perché quello che succederà, lo dico in anticipo, sarà inimmaginabile. Ogni consigliere comunale non seguirà le disposizioni, gli orientamenti della sua formazione politica ma penserà solo a fare gli accordi con altri, qualche che sia la loro estrazione partitica, per auto garantirsi una elezione. Questa è la fine del principio democratico della rappresentanza quindi io mi auguro che si possa votare con l’elezione diretta”.
“C’è questo tentativo dell’emendamento presentato a Roma nel mille proroghe perché si possa derogare alla Delrio così come si è già fatto altrove. Questo ci consentirebbe di votare con la nuova legge che è in Commissione all’Ars e verrà approvata presto. Se succede tutto questo, come speriamo certamente potremo parlare di una vittoria della democrazia partecipativa e soprattutto evitare che i partiti vadano ad uno scontro al proprio interno e ad uno scontro nella coalizione fra i partiti maggiori e le loro rappresentanze territoriali. Non farebbe bene a nessuno”.
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