“Per la prima volta in tutta la storia del Polo industriale siracusano l’Isab è entrata in sofferenza, subendo uno squilibrio economico e finanziario che ha costretto la proprietà ad un concordato pre-crisi”. Lo ha detto il segretario provinciale della Cgil di Siracusa, Roberto Alosi, intervenuto alla trasmissione Talk Sicilia, per discutere del futuro del Petrolchimico di Siracusa, che si trova in un momento di svolta con una Transizione energetica alle porte, come imposto dall’Unione europea, ma con una riconversione degli impianti ancora balbettante.

La centralità dell’Isab nel Petrolchimico

L’Isab, che circa un anno e mezzo fa ha cambiato proprietà passando dai russi della Lukoil al fondo cipriota Goi Energy, rappresenta il cuore della zona industriale, avendo due raffinerie attorno a cui ruotano moltissime aziende, specie dell’indotto, perlopiù siciliane. Nel 2035 l’Europa ha fissato la data a partire da cui non potranno circolare veicoli alimentati con combustile fossile per cui il futuro delle vecchie raffinerie è davvero fosco. Ed all’orizzonte, non si vedono piani di riconversione, sia con fondi privati che pubblici.

Aziende nel limbo, manca piano industriale

“Le aziende sono in uno Stato come di limbo per cui bloccano gli investimenti aspettano di capire quale orientamento di politica industriale venga imboccato dal Governo e questo sta determinando lentamente una crisi che rischia di essere irreversibile. Della crisi dell’Isab si parla poco ma è una spia di quanta sofferenza si comincia a determinare all’interno delle aziende petrolchimiche siracusane”.

Peraltro, a proposito di Isab, il segretario della Cgil di Siracusa ha forti perplessità sull’attenzione posta dal Governo nazionale. “Le raffinerie sono state vendute – dice Alosi – ad un fondo finanziario israeliano cipriota di cui noi non conosciamo fisicamente chi sono i soggetti e i proprietari del fondo stesso. E questo è stato fatto sotto la tutela dell’attuale Governo che, con la golden power, ha messo in campo serie di garanzie e di prescrizioni del tutto disattese. Bisognerebbe chiedere al ministro Urso che fine ha fatto la golden power su Goi Energy, visto che oggi è in crisi”.

Cassa integrazione e sospensione appalti

Non c’è solo l’Isab in sofferenza, dalle informazioni fornite dal segretario provinciale della Cgil Siracusa, Roberto Alosi, in una situazione difficoltosa è entrata anche la Sasol. “Svolge un ruolo – dice Alosi – anch’esso determinante nel polo industriale siracusano ed ha già annunciato casse integrazioni per esuberi diretti e allo stesso tempo le altre aziende che ruotano nel polo petrolchimico hanno già sospeso gli appalti all’indotto che è il segmento, dal punto di vista occupazionale, che sta pagando e continuerà a pagare in questa direzione”.

L’appello al Governo ed il caso Eni

Il segretario della Cgil Siracusa pressa il Governo nazionale perché pianifichi una strategia industriale complessiva altrimenti, stando all’analisi di Alosi, si verificheranno casi come quelli dell’Eni, che ha deciso di chiudere gli impianti di cracking e polietilene, come a Priolo e Ragusa, per realizzare stabilimenti per la produzione di biocarburanti. Ed essendo il Petrolchimico interconnesso questo significherà, secondo la Cgil, lo smantellamento della zona industriale.

“Non abbiamo molto tempo perché il Governo dia indicazioni chiare. La vicenda del piano Eni dà un’accelerazione potente a questa crisi complessiva, perché dà il messaggio che ogni azienda può cominciare a scegliere la propria destinazione industriale favorendone anche una delocalizzazione che rischierebbe di lasciare il nostro territorio industrializzato con enormi problemi di risanamento di bonifiche ambientali di cui si parla da troppi decenni, ma rispetto ai quali non abbiamo ancora visto nulla di concreto”.