Le chiusure degli impianti di cracking e polietilene in Italia, tra cui quelli di Priolo e Ragusa, da parte dell’Eni saranno una condanna, senza appello, alla dipendenza energetica da altri Paesi.
Il piano dell’Eni
E’ quanto prospettato da Cgil, Filctem Cgil, nel corso della conferenza stampa tenutasi a Roma in cui si è discusso degli effetti che, secondo il sindacato, avrà il piano di riconversione di questi impianti. Il colosso italiano della chimica, in merito a Priolo, ha annunciato investimenti pari a 900 milioni di euro che serviranno per riconvertire l’impianto Versalis che produrrà biocarburante per jet.
“Non è Transizione energetica”
“Non è una transizione verso una produzione sostenibile, ma una dismissione che determinerà un aumento complessivo delle emissioni di CO2”, sostiene il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli. “L’Italia – spiega – sta uscendo da un mercato in crescita, condannandosi alla dipendenza estera, in un momento in cui la domanda di etilene a livello globale è in aumento del 5% annuo. Una scelta scellerata sul piano sociale, ambientale ed industriale. Senza tenere conto che l’Europa ha deciso di tassare i prodotti importati da extra UE sulla base dell’impronta carbonica generata, producendo un aumento del loro costo che verrà scaricato sull’insieme delle imprese italiane”.
Gli incontri sul territorio
La Cgil ha reso noto che saranno organizzati “tre momenti di incontro collettivi in Sicilia, in Puglia e in Emilia Romagna, in cui vogliamo coinvolgere le istituzioni locali e i parlamentari eletti sul territorio, per discutere delle conseguenze disastrose che la chiusura dei Cracking di Eni Versalis produrrebbe,. Dobbiamo scongiurare che si determinino”. ha detto il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
Nicita (Pd), “a rischio il lavoro di 30 mila persone”
Sulla vicenda è intervenuto il senatore del Pd, Antonio Nicita per cui “Eni sta uscendo dal settore strategico della chimica di base, colpendo soprattutto il SUD e la Sicilia, colpendo un indotto di 30 mila lavoratori e piccole imprese.”
“Il Governo ad oggi non ha risposto – dice Nicita – né su questo processo di dismissione né sulle crisi che si annunciano sul polo industriale siracusano, su Milazzo, su Ragusa e su Termini Imerese. Non c’è un piano vero di rilancio, ma una ritirata strategica, su un settore strategico nazionale ed europeo. Ancora una volta il Governo assiste passivamente a queste decisioni unilaterali, senza ascoltare la minoranza, i sindaci, i sindacati, le tante piccole imprese dell’indotto colpite duramente. E ciò avviene proprio mentre gli investimenti PNRR dovrebbero rilanciare conversione energetica ed ecologica. Il Governo ascolti e intervenga, siamo pronti con idee e proposte alternative nell’interesse del Paese”
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