Daniela Faraoni è, ora anche ufficialmente, il nuovo assessore regionale alla sanità della Regione siciliana. Il presidente Renato Schifani ha firmato stamattina il decreto di nomina che arriva solo qualche ora dopo le previsioni (era dato alla firma entro la serata di ieri). Slitta a domani, però, l’insediamento. Il giuramento del nuovo assessore, infatti, è previsto durante la seduta dell’Ars di oggi pomeriggio. Un passaggio formale che spesso si è fatto solo dopo l’insediamento stesso (almeno dal punto d vista materiale) ma che si sceglie di fare prima anche nel tentativo di spegnere le polemiche sulla nomina effettuata senza consultare gli alleati.
Superati i rischi di inconferibilità?
Da Palazzo d’Orleans si ritengono infondati i rischi di inconferibilità dell’incarico sollevati all’indomani delle dimissioni dell’assessore Giovanna Volo e dell’indicazione dell’arrivo in itinere della Faraoni
Perché l’incarico è considerato conferibile
In base ai pareri legali di cui si è dotato Palazzo d’Orleans il caso di Daniela Faraoni non rientra fra quelli elencati dal Dlg 39/2013 per effetto del quale non possono essere conferiti gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali, gli incarichi di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale a chi, nell’ultimo anno, abbia svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico. L’inconferibilità riguarderebbe gli incarichi di natura burocratica.
Ecco perché può fare l’assessore
Per essere chiari essendo stata Daniela Faraoni manager dell’Asp 6 di Palermo fino a venerdì, non potrebbe essere nominata dirigente generale del Dipartimento regionale della Pianificazione strategica e delle Attività sanitarie, quello retto da Salvatore Iacolino, per essere chiari. Questo perché il controllo sull’attività di Asp e ospedali spetta al Dipartimento e non al vertice politico che si limita all’indirizzo.
L’incompatibilità di natura politica, secondo pareri Anac e decisione di Tar e Consiglio Stato riguardanti altre regioni, riguarda, però, l’elettorato attivo dunque chi sia stato eletto dovrebbe aver lasciato per tempo il precedente incarico. E su questo passaggio basano i dubbi di molti.
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