Continuano i guai lungo il percorso di Agrigento 2025 capitale della Cultura. Domani si parte con la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’inaugurazione dell’anno che consolida la città dei templi capitale della cultura 2025 ma sono tante le cose che non vanno.
Lampedusa si sfila
L’ultimo guaio viene dall’isola di Lampedusa, che ha deciso di tirarsi fuori dal progetto e lo racconta al quotidiano La Repubblica, sostenendo di essere stata tenuta ai margini dell’organizzazione.
Lo sbarco della polemica all’Ars
Ma la polemica ora sbarca anche all’Ars, il Parlamento siciliano “Quella che doveva essere una ribalta per Agrigento e per la Sicilia rischia di trasformarsi in un harakiri, dal momento che la ‘Capitale italiana della cultura’ fa parlare di sé quasi soltanto in negativo tra strutture inadeguate, conferenze stampa flop e cartelli stradali pieni di strafalcioni” dice Michele Catanzaro capogruppo del Pd e primo firmatario, insieme con gli altri deputati Dem, di una interrogazione su “Agrigento Capitale italiana della cultura 2025”.
Nell’interrogazione, rivolta al presidente della Regione Renato Schifani, all’assessore regionale al Turismo Elvira Amata e all’assessore regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana Francesco Scarpinato, si chiede di sapere “per quale motivo non sia stata costituita una cabina di regia” e si sollecita il governo regionale a “porre urgentemente in essere azioni di coordinamento e controllo sulle attività di gestione di Agrigento Capitale italiana della cultura 2025, al fine di arginare possibili disagi e tutelare l’immagine del territorio interessato”.
La narrazione del disastro
Ma, beghe politiche a parte, la narrazione del disastro organizzativo e delle cose che non funzionano non vanno giù ai cittadini agrigentini che hanno deciso di inviare una lettera aperta ai media per difendere la città dei Templi. Una difesa, in realtà, già accennata dall’ex assessore regionale ai beni Culturali Fabio Granata che invitava ad evitare polemiche masochiste
La lettera aperta che difende Agrigento
“Con la presente io e molti dei miei concittadini ci rivolgiamo a voi per esprimere il nostro profondo rammarico e preoccupazione riguardo alla narrazione che, negli ultimi giorni, ha visto Agrigento oggetto di un bombardamento mediatico mirato a sottolineare le criticità della città e della sua organizzazione come Capitale Italiana della Cultura. Riteniamo che un simile approccio non solo non renda giustizia alla complessità della situazione, ma finisca per infliggere un danno ingiusto e sproporzionato a una comunità già provata, composta da cittadini e numerose microimprese che avevano riposto grandi speranze in questo evento” scrive Giovanni Parisi che si fa portavoce di un folto gruppo di agrigentini.
Innegabili criticità
“Non possiamo negare le criticità emerse nell’organizzazione dell’evento e nella gestione cittadina: esse sono innegabilmente riconducibili a scelte amministrative inadeguate e a un’incapacità strutturale di affrontare le sfide che un riconoscimento così prestigioso comporta. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra le responsabilità di una classe dirigente che non è stata all’altezza del compito e la comunità locale, che non solo non ha avuto alcun controllo e partecipazione attiva su queste decisioni, ma ne subisce oggi le conseguenze più gravi”.
“Noi cittadini di Agrigento, al contrario, abbiamo accolto con entusiasmo e senso di responsabilità il riconoscimento della nostra città come Capitale Italiana della Cultura. Abbiamo visto in questa opportunità un volano per il rilancio sociale, economico e culturale di un territorio che merita di essere valorizzato. Le microimprese, i commercianti, gli artigiani e gli operatori turistici della nostra città hanno investito risorse, tempo ed energie con la speranza di contribuire al successo dell’evento e di beneficiare di un ritorno economico che avrebbe potuto migliorare le loro condizioni di vita”.
Non danneggiare la comunità per errori degli amministratori
“Il continuo martellamento mediatico non colpisce l’amministrazione, ma demoralizza e danneggia un tessuto sociale già fragile, seminando sfiducia e scoraggiando quei visitatori che avrebbero potuto scegliere Agrigento come meta. La narrazione di una città inadeguata e caotica rischia di vanificare gli sforzi di chi, ogni giorno, lavora per accogliere con dignità e professionalità i turisti e per offrire loro un’esperienza autentica e ricca di cultura. Vi invitiamo, pertanto, a riconsiderare il tono e i contenuti dei servizi giornalistici dedicati ad Agrigento, scegliendo di raccontare anche le storie di chi crede in questo evento e si impegna per il suo successo”.
Date voce anche a noi
“Date voce ai cittadini, agli imprenditori locali, agli artisti e ai professionisti che lavorano instancabilmente per fare del titolo di Capitale Italiana della Cultura un’occasione di rinascita e crescita condivisa”.
Commenta con Facebook