Salvatore Calvaruso, presidente Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio): “Tre i temi principali con le conseguenti determinazioni: revisione del Tariffario; manifestazione regionale unitaria il 24 gennaio davanti alla Presidenza della Regione come atto di protesta contro l’inerzia delle istituzioni; istituzione tavolo di crisi permanente”.

Si è svolta a Palermo l’assemblea unitaria delle principali associazioni di categoria che rappresentano la specialistica medica accreditata territoriale. L’incontro ha visto la numerosa partecipazione dei professionisti di tutte le specialità mediche, provenienti dall’intera Regione. L’assemblea, convocata per discutere della grave situazione derivante dall’entrata in vigore del nuovo Tariffario, ha evidenziato il forte disagio che il provvedimento sta causando. In particolare, il nuovo sistema di rimborsi prevede compensi inferiori rispetto ai costi effettivi di numerose prestazioni sanitarie, rendendo di fatto impossibile per le strutture accreditate erogarle ai pazienti senza subire gravi perdite economiche.

I lavori si sono sviluppati attorno a tre temi principali con le conseguenti determinazioni: revisione del Tariffario: richiesta di fondi integrativi regionali per compensare i tagli operati dal Ministero della Salute, in particolare attraverso l’articolo 1, comma 322 della legge finanziaria nazionale; manifestazione regionale unitaria: annunciata per il 24 gennaio davanti alla Presidenza della Regione, come atto di protesta contro l’inerzia delle istituzioni; tavolo di crisi permanente: proposta di istituire un tavolo di confronto stabile con le autorità competenti per affrontare le criticità strutturali del settore.

Una grande novità è giunta subito dopo la conclusione dell’Assemblea con le dichiarazioni del presidente Renato Schifani: “Il tema dell’introduzione, a livello nazionale, del nuovo nomenclatore tariffario, che ha ridotto i rimborsi per le prestazioni sanitarie eseguite dalle strutture convenzionate con le Regioni, è all’attenzione del mio governo. Ho già chiesto agli assessori alla Salute, Giovanna Volo, e all’Economia, Alessandro Dagnino, di verificare la praticabilità della norma inserita nell’ultima legge di stabilità nazionale che consente alle Regioni di superare i vincoli imposti dal Piano di rientro in materia tariffaria. Questo passaggio si rivela cruciale, da un lato, per salvaguardare l‘appropriatezza delle cure e l’equità nell’accesso alle stesse per tutti i cittadini, dall’altro per offrire un supporto concreto alle strutture sanitarie convenzionate, che svolgono un ruolo essenziale nel garantire servizi agli utenti. Voglio rassicurare tutti che siamo impegnati nell’individuare le soluzioni più efficaci e rapide, con la massima attenzione al benessere del nostro territorio”.

Quanto dichiarato dal Presidente Schifani viene accolto con soddisfazione da parte del Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio) perché apre in maniera fattiva alla risoluzione della crisi esplosa con l’introduzione del nuovo nomenclatore tariffario ed avvia un dialogo costruttivo per la risoluzione dei problemi inoltre si ribadisce la necessità di un incontro per definire e concordare i passaggi tecnici necessari.

“Mi corre obbligo dichiarare – afferma il presidente Cimest Salvatore Calvaruso – che appare strumentale e priva di fondamento l’accusa nei confronti del Presidente Schifani diffusa tramite stampa da parte di alcuni dirigenti sindacali di ‘abbandonare le strutture pubbliche per favorire i privati’. Credo sia indispensabile chiarire che le strutture ambulatoriali private accreditate e contrattualizzate erogano le prestazioni contenute nel tariffario nazionale dei LEA ( livelli essenziali di assistenza ) quindi sono erogatori di servizio pubblico a gestione privata, a questo punto ci sembra doveroso precisare che le strutture ambulatoriali accreditate e contrattualizzate con il Sistema Sanitario Nazionale erogano il 70% delle prestazioni LEA contenute nel nomenclatore tariffario nazionale con percentuali che arrivano fino al 92% per alcune branche (come ad esempio la Medicina fisica e riabilitativa). Va sottolineato che ogni anno negli ultimi 18 anni di piano di rientro ci sono stati i tetti di spesa ‘invalicabili’ e non ci è stato pagato l’extrabudget prodotto per soddisfare la domanda di prestazioni da parte dei cittadini. Siamo stati indotti a produrre extrabudget perché la firma dei contratti è avvenuta a fine anno o addirittura nell’anno successivo, assegnando in pratica un budget provvisorio. Le strutture una vota raggiunto il budget provvisorio non potendo fare interruzione di pubblico servizio hanno continuato ad erogare le prestazioni in extrabudget che poi non è stato mai pagato. La nostra chiusura – conclude Calvaruso insieme ai coordinatori Domenico Garbo e Salvatore Gibiino – implicherebbe un collasso del sistema. Inoltre metterebbe a rischio il posto di lavoro dei circa 10.000 dipendenti molti dei quali iscritti a quei sindacati che oggi criticano il presidente Schifani”.


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