La memoria viva di Nino Alongi per capire come farci promotori del cambiamento culturale

All’Istituto Pedro Arrupe, il ricordo del protagonista della Primavera di Palermo e del Movimento Città per l’Uomo

PALERMO – La Primavera di Palermo, negli anni Ottanta, fu la risposta forte di indignazione alla criminalità mafiosa – che aveva ucciso Falcone e Borsellino – e di sdegno per le amministrazioni pubbliche occupate dal sodalizio mafia-politica.

Ad esserne uno dei principali promotori fu Nino Alongi, uno dei fondatori del Movimento Città per l’Uomo. Come possiamo, oggi, fare tesoro del suo pensiero per farci promotori di un cambiamento sociale, politico e culturale? A partire da questa domanda, ieri sera, nella sede all’Istituto Pedro Arrupe, si è svolto l’incontro “Nino Alongi –Un uomo e la sua città”.

Docente, scrittore ed editorialista de La Repubblica, fu capace di avviare processi, di immaginare una Sicilia diversa e di agire responsabilmente per costruirla. Era uomo che creava connessioni, consapevole che la politica deve formare e informare i cittadini, rendendoli competenti e capaci di essere opinione pubblica senza sedurli e irretirli. “Certamente, Nino Alongi ha tracciato un sentiero significativo nella sua grande capacità di non essere mai retorico e di leggere la società, andando sempre oltre. Sta, oggi, a noi raccogliere questa preziosa eredità – afferma p. Gianni Notari, direttore dell’Istituto Pedro Arrupe -. E’ una memoria viva che ci sprona a capire come possiamo essere attori e promotori del cambiamento politico e culturale. Proviamo a cogliere la sua dimensione attuale, intercalandola nel nostro presente. Chiediamoci, oggi, se, ci sono le condizioni per fare nascere un gruppo trasversale che possa essere una spina nel fianco delle istituzioni pubbliche e politiche. Solo una strada nuova potrebbe farci uscire dalle pastoie e da una mediocrità che ci sta rendendo insensibili alle prospettive di cambiamento concreto della città”.

Tra gli interventi è emersa la proposta del giornalista Nuccio Vara di raccogliere gli articoli di Nino Alongi in una pubblicazione per potere poi promuovere alcuni incontri di riflessione intergenerazionale.

“Lo ricordo come un intellettuale, un amico e un uomo libero -– ha affermato Pino Toro -. Sicuramente, ci manca pure lo scrittore, l’editorialista e, soprattutto la persona che sapeva scoprire le ferite della società e, nello stesso tempo, suggerirne il balsamo. Era una persona che sapeva farsi portavoce di una sfida garbata capace di pensare a soluzioni e azioni concrete. Chiediamoci qual è l’orizzonte che abbiamo oggi davanti agli occhi. Come possiamo fare tesoro di questo importante figura storica?”

Dal 2000 fu editorialista del giornale La Repubblica. “Nino era una figura brillante del mondo culturale – ha sottolineato il giornalista Fabrizio Lentini -. Era un cattolico adulto, capace di analizzare, con grande umiltà, la realtà politica che si andava trasformando. Raramente, ho visto un intellettuale che rimanesse così coerente con le sue idee di partenza. Aveva una radicalità che non era mai estremista e sapeva essere intransigente con mitezza. Siamo consapevoli che la Palermo di oggi non è quella degli anni ’80. Nino Alongi, insieme ad alcuni palermitani, ha avuto il merito di fare rivivere la speranza della Palermo onesta”.

“Ho avuto il privilegio di accompagnarlo nell’ultimo periodo della sua vita – ha raccontato Milena Libutti -. Ricordo il suo sguardo accogliente e il suo modo delicato di trasmettere le conoscenze. ‘Curate la vita per avere cura della città’ ci diceva. E poi ancora diceva: ‘Bisogna avere il coraggio della verità per essere credibili’. Ci ha insegnato ad andare avanti, coltivando sempre la speranza per potere fare il passo successivo”.

La sua passione civile è stata intensa e generativa anche negli ultimi anni, in cui, collaborando con l’Istituto Pedro Arrupe, volle seguire giovani studiosi e professionisti nell’esperienza della rivista I quaderni di Alveare. “Ricordo la redazione della rivista – ha detto il prof. Giuseppe Notarstefano -. La considerava un piccolo laboratorio di analisi, di ricerca e di azione. Credeva che tutti potessero essere messi nella condizione di riflettere per potere dare la parte migliore di sé”. All’evento, tra gli altri, sono intervenuti, inoltre, Rino La Placa, Antonio La Spina e Giuseppe Savagnone.

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