Catturare immagini della morte senza scadere in brutture non è opera da poco. Questo, l’omaggio di Giorgio Trizzino, fondatore di Samot, che ha voluto sottolineare la professionalità di Oliviero Toscani, uno dei fotografi più conosciuti e apprezzati d’Italia, scomparso il 13 gennaio. “Un ricordo di Oliviero Toscani, maestro della fotografia e del pensiero visivo, non può che partire dalla potenza delle sue immagini, capaci di toccare corde profonde e aprire riflessioni mai banali. Oggi, mentre apprendo della fine della sua vita, mi piace ricordare un momento che lo vide protagonista nel nostro ambito, quello delle cure palliative”.
L’incontro tra Trizzino e Toscani
“Ci trovavamo nel 2003, al Congresso nazionale della Società Italiana di Cure Palliative, tenutosi a Milano. Ero Presidente della nostra Società Scientifica e invitai Toscani ad aprire i lavori con un intervento che, come sempre, colpì e fece discutere. Sul grande schermo scorrevano fotografie di straordinaria bellezza e intensità, capaci di raccontare la morte con rispetto, sensibilità e un’umanità spiazzante. Attraverso le immagini, Oliviero riuscì a portarci in quel territorio che spesso cerchiamo di evitare: il confine tra la vita e la morte, non come opposizione, ma come parte di un tutto”, ha raccontato Trizzino.
“Le sue immagini rivelavano la dignità dell’ultimo tratto del cammino umano”
“Ricordo il silenzio che riempiva la sala. Non era un silenzio imbarazzato, ma uno spazio denso, carico di pensieri e di emozioni. Le sue immagini, lontane dagli stereotipi, rivelavano la dignità che c’è nell’ultimo tratto del cammino umano. Ciascuno di noi, professionisti e operatori, si trovò a riflettere sul proprio ruolo: non solo accompagnare chi soffre, ma anche testimoniare, con la stessa forza e autenticità, la bellezza che può esistere nella fragilità – aggiunge – Toscani, con la sua arte, ci ricordò quanto sia importante raccontare la vita e la morte in modo vero, senza veli, ma sempre con rispetto. Fu un momento di grande ispirazione, che ha lasciato un segno profondo nel nostro modo di pensare e vivere le cure palliative”.
L’elogio
“Oggi, guardando al percorso di questo straordinario artista, voglio ringraziarlo per aver avuto il coraggio di affrontare temi complessi con lo sguardo puro e incisivo di chi sa osservare il mondo e restituircelo in tutta la sua verità. Una lezione che rimane con noi, anche ora che lo saluto per l’ultima volta. Grazie, Oliviero.”
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