“Sono stati bistrattato come padre dal destino, rispetto la tua scelta con dignità”. E’ uno dei passaggi di uno dei diari di Matteo Messina Denaro che scrive alla figlia Lorenza che per anni non ha voluto sapere nulla del padre, tranne poi verso la fine dell’esistenza del bss incontrarlo.
Tredici anni della latitanza di Matteo Messina Denaro raccontati da lui stesso, in due quaderni rilegati e abbelliti con foto di riproduzioni di quadri di Vincent Van Gogh, destinati a ‘parlare’ a distanza con la figlia Lorenza Alagna, che quel padre capomafia criminale non ha mai voluto incontrare, se non quando la sua fine, era ormai imminente, in carcere, dopo la cattura.
Un viaggio nelle ‘memorie’ di Matteo Messina Denaro della vita del capomafia che ha raccolto i suoi pensieri intimi, spesso con riferimento ai suoi rapporti con le donne, corredandoli anche di sue fotografie. Come gli scatti che lo ritraggono nel 2006 davanti all’Arena di Verona.
I diari di Matteo Messina Denaro, scoperti durante una perquisizione successiva al suo arresto, rappresentano un documento unico e sorprendente. Per tredici anni, dal 2003 al 2016, il boss di Cosa nostra ha annotato alcuni suoi pensieri, le sue riflessioni e il suo personale tentativo di raccontare la propria vita attraverso due quaderni dalla copertina rigida, illustrati con opere di Vincent van Gogh.
Al centro dei diari c’è il rapporto, o meglio il mancato rapporto, con la figlia Lorenza, che Messina Denaro ha riconosciuto all’anagrafe solo poche settimane prima di morire. I quaderni diventano un fiume di parole in cui il boss, con una calligrafia ordinata e uno stile manipolatorio, cerca di raccontarsi alla figlia, seguendo un flusso di coscienza che svela una mentalità patriarcale e retrograda.
Nel diario, Messina Denaro parla di “geni difettosi” e di un destino inscritto nel DNA della famiglia, trasmettendo alla figlia una visione distorta e narcisistica della sua vita e delle sue azioni. La figura di Lorenza è la “variabile” che, secondo quanto emerge dagli appunti, ha messo in crisi il boss, spingendolo a riflettere su errori che non aveva mai ammesso nella sua lunga carriera criminale.
Tra i materiali trovati, le fotografie inedite scattate a Verona il 20 maggio 2006 raccontano un altro lato di Messina Denaro: quello vanitoso e attento al proprio aspetto. Nelle immagini, il boss posa davanti all’Arena indossando abiti di marca, scarpe griffate e una fede al dito.
Le fotografie, annotate a mano con la data sul retro, sembrano essere state inserite nel diario per fornire alla figlia un’immagine di sé diversa da quella proposta dagli identikit diffusi dagli investigatori. “Non volevo che Lorenza pensasse a me come mi disegnavano, vecchio e brutto. Io sono molto più bello,” scrive il boss.
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