Avrebbe contrastato la relazione tra la figlia di 15 anni e il ragazzo di 17 anni e per questo sarebbe stato minacciato tanto da portarlo ad uccidersi.

E’ la storia di un padre che si suicida per i ricatti e le minacce di una figlia. È una brutta vicenda di estorsioni e morte quella andata in scena all’inizio dello scorso anno fra la Guadagna e il villaggio Santa Rosalia a Palermo.

La tragedia al Villaggio Santa Rosalia

Dopo tre mesi di incubo l’uomo, G. M. 48 anni, a marzo si è impiccato in camera da letto.

Era rimasto vedovo con tre figli e non si era ancora ripreso dalla perdita della compagna quando la figlia 15enne e il suo fidanzato G. D. L. 17 anni lo hanno messo nel mirino, hanno iniziato chiedergli denaro sempre più insistentemente, a minacciarlo se si rifiutava, a picchiarlo ferocemente. Il fidanzatino, figlio di un mafioso della Guadagna, guidava la figlia e la fomentava contro il padre. Entrambi sono stati arrestati per estorsione aggravata e morte come causa di altro reato.

L’uomo ha convissuto con il senso di colpa per non essere riuscito a educare la ragazzina, per non aver impedito quella relazione pericolosa. Dal dicembre 2023 è stato più volte picchiato dal 17enne e dalla figlia, subissato di messaggi e di telefonate con continue richieste di denaro. Il ragazzo lo ha anche minacciato di morte facendogli pesare il pedigree mafioso della sua famiglia. Il tutto, a quanto pare, per 5 mila euro, la metà dell’eredità lasciata dalla mamma della 15enne morta da poco. La ragazzina, spinta dal fidanzato, li voleva per sé e per il figlio che stava portando in grembo. Una situazione che il padre a marzo non è riuscito più a sopportare, togliendosi la vita.

Accanto al corpo ha lasciato una lunga lettera per gli altri due figli in cui ha raccontato il dramma che lo ha sopraffatto. Due pagine piene di dettagli, di amore per i figli e di senso d’impotenza. In cui ha puntato il dito contro il 17enne che, a suo dire, ha portato la figlia sulla cattiva strada. Non solo, lo riteneva responsabile della gravidanza. Anche per questo erano cominciatele richieste di denaro. Ha descritto i ricatti e le sevizie, la minaccia di essere « svergognato in tutto il quartiere» dalla figlia.

La lettera alla figlia

“Che Dio abbia pietà di tutti noi“, Mi hai estorto non solo i tuoi soldi ma anche quelli dei tuoi fratelli, sei una brava manipolatrice tu e il tuo fidanzato, mi hai distrutto in tutte le maniere, vorrei sapere ma ormai è tardi cosa hai ottenuto a farmi gonfiare di botte, distruggermi la macchina, sputato, deriso, visto come un mostro, te la devi vedere con Dio e portati per tutta la vita questo fardello, la mia morte, la distruzione della tua famiglia. Credimi scrivo con tanto dolore dentro. Ti ringrazio di tutto anche di non avermi fatto conoscere mio nipote. Vorrei perdonarti ma non ci riesco, non provo rabbia ma disprezzo, lo stesso disprezzo che hai per me grazie di avermi distrutto spero che Dio abbia pietà di tutti noi“.

La lettera ai figli

Ha lasciato una lettera anche per gli altri figli. Il tono non cambia: “Sono tormentato, ricattato e manipolato… WhatsApp parla chiaro, sono troppo stanco di vivere e non riesco ad andare avanti vi potrò sembrare codardo ma non è così. La morte è una liberazione a cui sono costretto ad andare incontro mi si accusa pure di violenza, non la sopporterei questa vergogna perché sono innocente ma nessuno mi crederebbe”.

Le minacce della figlia e le chat

L’apice si è raggiunto quando entrambi hanno minacciato l’uomo con frasi del tipo «Ti prendiamo a legnate», oppure «Ti spariamo».

A conferma del dramma vissuto dall’uomo, gli inquirenti hanno poi trovato nel suo telefono tre mesi di chat che non hanno lasciato dubbi. In una di queste era chiaro l’avvertimento della figlia che « se la sarebbe vista » con il fidanzato ma anche con il «suocero» e che lo avrebbero « calunniato, accusato di violenza sessuale e fatto arrestare » se non si fosse deciso a consegnare la parte di eredità. Le estorsioni avrebbero avuto ripercussioni anche su altri familiari, tra i quali la nonna paterna della ragazza, che nel procedimento figura come parte offesa. La procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna e il sostituto Francesco Grassi hanno atteso che la giovane partorisse prima di arrestare entrambi.

La ragazza, difesa dagli avvocati Rosa Maria Salemi e Rosalia Zarcone, è stata rinchiusa in una comunità a Catania, mentre il ragazzo, assistito da Salvatore Ferrante, è rinchiuso all’istituto penale Malaspina di Palermo. Per entrambi la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare si aprirà il 26 marzo davanti al gup del tribunale per i minorenni Nicola Aiello. Lo scorso novembre il giudice per le indagini preliminari Alessandra Puglisi ha respinto la richiesta di applicare una misura cautelare meno afflittiva presentata dai difensori dei ragazzi.