L’Epifania tutte le feste porta via! E l’Epifania è passata riportandoci tutti alla normalità. Tocca, adesso, anche alla politica siciliana tornare a tutto ciò che c’è da fare, sia sul fronte degli equilibri interni alla maggioranza di Centrodestra (che ha incassato l’approvazione della manovra a fine anno), che sul fronte delle esigenze della Sicilia.

Primo passo, vertice di maggioranza e nomine

Per cominciare il centrodestra dovrà affrontare tutto quello che è stato rinviato nelle ultime settimane, se non mesi. Ogni trattativa, ogni richiesta di riequilibrio fra le forze che compongono il governo Schifani e soprattutto la maggioranza che lo sorregge, è stata, fin qui rinviata con la più semplice delle formule: ‘se ne parla a gennaio’.

Adesso gennaio è arrivato e bisogna fare i conti con le richieste di rappresentanza.

Una struttura ferma alle elezioni del 2022

Attualmente la struttura del governo Schifani è ferma alla composizione stabilita dopo le elezioni del 2022 che hanno portato proprio Schifani alla guida della Regione siciliana. La scelta di non cambiare nulle neanche dopo le elezioni Europee, che pure qualche assetto interno lo hanno modificato, è figlia della difficoltà di far quadrare il cerchio. Insomma non togliere il coperchio alla pentola che bolle è stata la scelta opportuna di questi mesi con una motivazione, tutto sommato, credibile: questa maggioranza ha presentato il suo programma ai siciliani. Una cosa vera e opportuna ma che non può, politicamente, reggere per tutti i cinque anni soprattutto quando ci si avvicina al giro di boa di metà mandato.

Cosa è cambiato negli equilibri

Ma cosa è cambiato negli equilibri interni in questi quasi due anni e mezzo? Innanzitutto il risultato di Forza Italia alle Europee. In particolare in Sicilia il consenso azzurro è cresciuto in maniera esponenziale fino a farne il primo partito locale con un risultato in doppia cifra che non si è visto in nessun’altra regione. Naturalmente è una elezioni, quella europea, molto diversa dalle regionali.

Poi c’è da valutare gli spostamenti interni. Dentro la lista di Forza Italia c’erano tanto il candidato di Romano e Cuffaro grazie agli accordi con Noi Moderati, quanto quello dei autonomisti di Lombardo che fino a prima delle europee erano, invece, firmatari di un accordo federativo con la Lega. Proprio la Lega ha mostrato, poi, un risultato in contrazione, sempre facendo riferimento alle Europee.

Terza macro modifica la nascita della nuova “cosa autonoma”, quella formazione senza nome che mette insieme gli autonomisti di Lombardo, i centristi civici di Roberto Lagalla e l’esperienza “azzurro sbiadito” di Gianfranco Miccichè.  Una formazione subito percepita come “minaccia interna” tanto che i “tre tenori” si sono dovuti affrettare a raccontare il proprio appoggio incondizionato a Schifani anche in  vista di una sua eventuale ricandidatura nel 2027.

La Dc di Cuffaro, ben presente alle regionali, invece non c’era alle Europee trattandosi di un partito locale e visto anche l’ostracismo di tanti alleati (forse un poco lo temono quell’elettorato centrista a destra). Ma la Dc in giunta ha ben due assessori e toccarli appare quantomeno difficile oltre che ingeneroso per tanti motivi

Le rivendicazioni

In questo nuovo clima, però, a chiedere spazio sono almeno in due ovvero proprio Lombardo e Saverio Romano. O meglio, non loro personalmente ma le formazioni che rappresentano e che rivendicano il proprio contributo al risultato della lista azzurra alle Europee.

Lombardo, di contro, ha visto sparire la propria rappresentanza nella sanitò catanese in occasione delle nomine dei manager anche se ha ottenuto l’eurodeputato Caterina Chinnici anche per effetto della rinuncia di Edy Tamajo al seggio a Bruxelles. Resta, comunque, un problema nel territorio che non è secondario per una forza locale.

I passaggi di gruppo

Da segnalare, poi, diversi passaggi fra i vari gruppi parlamentari della maggioranza (qualcuno anche all’opposizione). Così ad oggi il primo gruppo in assoluto è quello di Forza Italia che conta 14 deputati con l’arrivo, fra gli altri, anche di Marco Intravaia reduce da Fratelli d’Italia.

Fratelli d’Italia, gruppo di maggioranza relativa in base al risultato elettorale 2022, adesso si trova solo secondo per numero di parlamentari: 12. Da considerare che c’è in uscita Auteri e dunque FdI potrebbe ritrovarsi con 11 componenti. La Dc con 6 deputati scavalca la Lega e i Popolari e Autonomisti con 5 deputati ciascuno

Pari sono, invece, i due gruppi di opposizione, 11 deputati a testa per 5 stelle e Pd mentre non lo si può considerare più opposizione il gruppo di Sud Chiama Nord che esiste ancora solo per effetto di una deroga firmata dal Presidente Galvagno, avendo solo 3 deputati dopo l’addio di Ismaele La Vardera che ora si trova nel gruppo Misto insieme ad improbabili compagni come Carlo Auteri che dovrebbe essere in arrivo (Proprio La Vardera ne ha causato l’esodo da FdI annunciato ma non ancora avvenuto) Gianfranco Miccichè e Marianna Caronia, quest’ultima proveniente dalla Lega ed oggi aderente a Noi Moderati anche se non può far gruppo da sola.

Il nodo Caronia

E in questa situazione una donna sola, Marianna Caronia, diventa rilevante per la sua scelta di lasciare la Lega e aderire a Noi Moderati. Uno dei motivi per non accogliere le richieste del gruppo di Lupi e Romano in Sicilia era proprio l’assenza di deputati regionali. L’accordo con Forza Italia è un vero e proprio patto federativo di caratura nazionale ma, fino ad ora, le rivendicazioni erano state stoppate da questa semplice quanto politicamente rilevante affermazione.

Con Marianna Caronia questa considerazione viene meno: Noi Moderati ha un deputato.

Rimpasto improbabile (se non impossibile) ma il sottogoverno…

Parlare di un rimpasto appare quantomeno difficile se non del tutto impossibile (nulla è impossibile in politica) anche perché a fronte di qualsiasi richiesta di cambiamento FdI giocherebbe la carta della richiesta del quinto assessore (Ne conta 4 ovvero un terzo della giunta più il presidente dell’Ars). Alla luce della situazione la richiesta non sarebbe politicamente supportata ma porterebbe, comunque, scompiglio. Una scompiglio da evitare assolutamente in questo momento

Il momento di grazia politica

Per Schifani, infatti, è un momento di vera e propria “grazia” politica. Di fatto non ha opposizione. Sud chiama Nord è sempre più vicino alla maggioranza, il Pd è a pezzi per effetto delle faide interne in vista del congresso, il Movimento 5 stelle, più moderato rispetto al passato, comunque da solo poco potrebbe fare.

Sul fronte interno c’è sintonia con Dc e Fratelli d’Italia, nessun rischio di fratture con la Lega che ci tiene al rapporto col Presidente, forse qualche leggera frizione con gli autonomisti e popolari ma già Lombardo e Lagalla hanno dichiarato apertamente il loro appoggio. Unica opposizione interna (e per interna si intende realmente in casa Forza Italia) è rappresentata dall’area Marco Falcone – Tommaso Calderone.

L’incontro

Ieri mattina, in silenzio, si è tenuto un incontro proprio fra Schifani, Falcone e Calderone. Gli argomenti restano chiusi dentro una sola stanza ma il fatto che il Presidente, prima di andare incontro al Presidente della repubblica Mattarella a Militello Val di Catania, abbia tenuto ad in contrare i due rappresenta già una indicazione politica importante.

Il primo passo è fatto ma non basta. Già la prossima settimana gli alleati inizieranno a chiedere un incontro e, probabilmente, un vertice di maggioranza. All’orizzonte ci sono diverse nomine di sottogoverno da preparare, c’è la riforma della dirigenza regionale, c’è sempre la riforma delle Province e di conseguenza ci sono anche le candidature per quelle elezioni che si vuole siano a suffragio universale. Insomma gennaio è pronto a presentare il conto e l’obiettivo è confermare lo “stato di grazia politica” in cui opera oggi questa maggioranza. Non tutto è scontato.