E’ bufera nel Pd siciliano dopo la convocazione da parte del segretario regionale Anthony Barbagallo dell’assemblea regionale, fissata per l’11 gennaio. Si è creata una fronda, composta da 16 dissidenti, tra cui parlamentari regionali, nazionali ed europei, che chiedono l’annullamento dell’assise per delle palesi irregolarità. Il nocciolo della questione sono le modalità del voto per l’elezione degli organismi dei Dem, tra cui quella relativa al segretario regionale. Se Barbagallo, legato alla corrente Schlein, è per far votare solo i tesserati che hanno avuto tempo fino al 31 dicembre per mettersi in regola, i dissidenti puntano sulle primarie aperte a tutti con i gazebo.
Chi sono i 16 firmatari
Tra i firmatari del documento ci sono l’europarlamentare Giuseppe Lupo, la parlamentare nazionale Anna Maria Furlan, il capogruppo all’Ars, Michele Catanzaro, Fabio Venezia, Ersilia Saverino, Tiziano Spada, Calogero Leanza, Mario Giambona. Inoltre, hanno firmato Eleonora Sciortino, Teresa Piccione, Marco Guerriero, Felice Calabrò, Antonio Rubino, Pietro Bartolo, Domenico Venuti. Non ci sono, invece, Tra i nomi non si scorgono quelli di Antonello Cracolici, presidente della Commissione parlamentare antimafia e Nello Dipasquale.
Il documento dei 16 Dem
I 16 Dem ritengono che “la bozza di Regolamento congressuale – si legge nel documento – proposto è in netto contrasto sia con lo Statuto del Partito Democratico siciliano che, per l’appunto, con il deliberato della Commissione nazionale di garanzia del 23 dicembre 2024”, secondo cui “lo Statuto del Partito Democratico Siciliano – approvato nel 2009 e mai modificato – prevede, all’articolo 15, che il segretario regionale – emerge nelle relazione della Commissione nazionale di garanzia – sia eletto in una competizione elettorale aperta a tutti gli elettori del PD, previo svolgimento di una “Convenzione regionale eletta nell’ambito di una consultazione preventiva degli iscritti sulle candidature a Segretario regionale”.
“Nullità della convocazione dell’assemblea”
I dissidenti invocano la nullità della convocazione “considerato che, a norma appunto – si legge nel documento – dello Statuto in vigore, l’Assemblea non può essere convocata dal Segretario regionale. Invero, è statuito ed a tutti ben noto che l’Assemblea deve essere convocata dal Presidente del Partito o, nelle more dell’elezione dello stesso, dalla Commissione per il congresso” si legge nel documento.
Infine, “si contesta ed evidenzia – come emerge nel documento – che la comunicazione dell’Assemblea regionale tramite post su FB, non essendo prevista quale modalità di formale convocazione dei suoi componenti, siano essi elettivi o di diritto, non potrà essere utilizzata validamente in sua sostituzione e pertanto se ne rileva la assoluta inefficacia, irregolarità ed irritualità”.
Lo scontro dopo l’esposto di Barbagallo
Barbagallo, però, si sente abbastanza forte per via del sostegno da parte della segretaria nazionale Elly Schlein, e dei circoli, che, certamente, un peso ce l’hanno. Lo scontro è nato dopo che Barbagallo ha inviato un esposto ai magistrati per denunciare presunte violazioni di leggi nel procedimento relativo all’approvazione della Finanziaria. Sotto i riflettori di Barbagallo ci sarebbe il tesoretto di circa 1 milione di euro affidato a ciascun deputato Ars che lo ha speso nel proprio territorio e questa procedura, su cui vi sarebbe stata una convergenza tra Centrodestra, Pd e M5S, non è piaciuta alla segretaria nazionale Elly Schlein.
Venezia, “Barbagallo vuole togliere le primarie”
Fabio Venezia, in polemica con Barbagallo per la vicenda dell’esposto, si è dimesso dalla segreteria regionale. ViviEnna lo ha sentito sulla vicenda. “Le primarie – dice Venezia – ci sono sempre state e Barbagallo li vuole togliere? Le primarie sono un momento per riconnetterci con la nostra base, che, spesso, è più avanti rispetto ai ceti dirigenti, soprattutto nell’individuare la direzione del partito stesso”.
State compiendo uno strappo?
Niente affatto: lo Statuto regionale prevede le primarie, è Barbagallo che intende compiere uno strappo per toglierle. Bisogna dare voce alla nostra base.
Cosa vuole dire?
Quando nel 2022 perdemmo le elezioni, il partito andò allo sbando e quando si votò per il segretario nazionale gli iscritti si pronunciarono per Bonaccini ma la base votò per Schlein, intuendo che era l’elemento di novità e ribaltando tutto. Quella scelta ha portato il partito a crescere in termini di consensi. Rifugiarsi dal giudizio della base, in un momento di difficoltà, non è, a mio avviso, molto seria.
Quale sarebbe lo scenario peggiore?
C’è il rischio dell’intervento a Roma con un commissario.
Lo auspicate il commissario?
No, noi auspichiamo un percorso di regole condiviso per poi confrontarci sui temi e sulle alleanze, sulla linea del partito.
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