Quarantacinque anni, tanto è passato dall’omicidio di Piersanti Mattarella il Presidente della Regione siciliana assassinato nel giorno dell’epifania del 1980 in via Libertà, in pieno centro residenziale della città, praticamente di fronte casa.
Oggi è il giorno del rituale della commemorazione e questi sono i giorni in cui arrivano gli impulsi alle indagini, le nuove poste, le proteste e i fenomeni di indignazione. Ma negli altri 360 giorni il delitto Mattarella resta in un cassetto dei ricordi.
Il ricordo della Regione siciliana
“La Regione Siciliana rinnova il proprio commosso omaggio a una figura straordinaria, che ha rappresentato un faro di integrità e coraggio nella lotta contro ogni forma di illegalità. Piersanti Mattarella, con la sua azione riformatrice, perseguiva un’idea di Regione con ‘le carte in regola’, fondata sulla trasparenza, sull’efficienza e sul rispetto delle istituzioni. Oggi ricordiamo non solo il suo sacrificio, ma anche il suo straordinario esempio, che continua a guidare il nostro impegno quotidiano per una Sicilia libera dalla mafia e dalle ingiustizie” dice, oggi, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, in occasione del 45° anniversario dell’omicidio del suo lontano predecessore in quell’incarico.
La nuova pista?
“Accogliamo con speranza e fiducia – prosegue Schifani – la nuova indagine avviata dalla Procura di Palermo per fare finalmente piena luce sugli esecutori materiali del suo barbaro assassinio. È un passo necessario per restituire verità e giustizia, non solo alla memoria di Mattarella e ai suoi familiari, ma a tutti i siciliani che credono in un futuro di legalità e progresso. Nel suo ricordo ribadiamo con forza il nostro impegno per costruire una Sicilia migliore, nel solco dei valori che egli ha incarnato”. Il presidente Schifani ha delegato l’assessore Scarpinato per rappresentare il governo regionale durante la cerimonia di commemorazione di stamattina in via Libertà.
La nuova indagine della Procura
Ma a cosa si riferisce Schifani? Alla decisione della Procura di Palermo di iscrivere nel registro degli indagati due persone ritenute gli assassini di Piersanti Mattarella. Nessuna sorpresa in realtà. I due nuovi indagati sarebbero Antonino Madonia e Giuseppe Lucchese. Si tratta di due killer di Cosa Nostra già noti e responsabili di diversi delitti, eccellenti e non. Killer giovanissimi in quegli anni, fra 28 e 22 anni. Oggi due settantenni entrambi già condannati all’ergastolo. Un omicidio in più, sia pure quello di Piersanti Mattarella, poco cambia per loro sul fronte penale.
Per Lucchese sarebbe stato un passo fondamentale nella carriere. Lui guidava l’auto, Madonia sparava. In seguito Lucchese avrebbe sparato più e più volte. Il suo nome c’è anche nella strage di via Isidoro Carini ovvero l’omicidio Dalla Chiesa nel quale rimasero uccisi anche la moglie Manuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo
Una novità con quali conseguenze
Per l’omicidio di Piersanti Mattarella sono stati condannati i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nené Geraci. Ma i nomi dei killer sono ancora un mistero. Ma a prescindere dalle responsabilità oggettive degli esecutori materiali di quel delitto, che vanno comunque perseguite, resta un grande dubbio sull’asfalto di via Libertà: perché quella antica pista sull’eversione nera? Quali e quanti depistaggi ci furono e, soprattutto, perché Mattarella fu veramente ucciso? una domanda, quest’ultima, che resta vagamente relegata alla sua azione antimafia, all’integrità delle sue scelte. un movente convincente sopratutto per quegli anni in cui nessuno si opponeva davvero a Cosa Nostra ma che avrebbe bisogno di uscire dal limbo delle affermazioni generiche. E soprattutto avrebbe bisogno di uscire dalla zona di confort del “racconto” comodo nei giorni dell’Anniversario.
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