Da una parte gli interventi nei quartieri disagiati per la riqualificazione urbana, dall’altra i tagli “mascherati” alle risorse destinate al Mezzogiorno e alla Sicilia. Mai tagli diretti alla Regione o alle autonomie locai o a singoli progetti. Piuttosto tagli che discendono dall’applicazione di nuove norme norme; per lo più risorse che vengono a mancare per effetto delle scelte operate.
Il saldo passivo per la Sicilia: 2 miliardi 662 milioni e mezzo
I conti su quali e quante sono le risorse che verranno a mancare li ha fatti la Cgil, sindacato che opera con una chiara opposizione a questo governo. Secondo i conteggi dello studio sindacale con la Finanziaria del governo Meloni a partire dal 2025 che entra ormai dopodomani verranno meno alla Sicilia 2.662.500.000. Sono risorse che hanno generato investimenti e nuova occupazione e su cui la Sicilia non potrà più contare.
La Cgil Sicilia, che ha presentato oggi un report nel quale analizza voce per voce i tagli e fa il punto anche sullo stato della spesa del Pnrr, del Fondo di sviluppo e coesione e del Fondo sociale Europeo plus. Arrivando alla conclusione che con i tagli della manovra “si rischia la catastrofe sociale”. Si tratta di un documento in 28 pagine dettagliate nelle quali si ipotizzano i risultati e gli effetti delle varie norme
I fondi Europei
Per quanto riguarda i fondi europei di parla di rischio de finanziamento per 40 miliardi ed il sindacato ne assegna le responsabilità a “inadempienze degli enti attuatori, primo tra tutti la Regione e malagestione” C’è da ricordare che l’ultimo disimpegno, però, ha riguardato solo per poco meno di un terzo fondi regionali. Per lo più sono stati gli enti locali a perdere quei fondi.
I tagli che derivano dalla Finanziaria nazionale
Parlando dei tagli che derivano dalla manovra nazionale si comincia dai risultati del Superbonus edilizio, che verranno cancellati con l’abolizione della misura. Dal 2020 a ottobre di quest’anno il
Superbonus ha generato investimenti per oltre 6,7 miliardi (1 miliardo e 650 milioni l’anno) e un incremento annuo di 8.000 lavoratori edili e di 1.500 in settori collegati.
Gli sgravi contributivi
Vengono ridimensionati gli sgravi contributivi per le imprese che assumono. Col taglio alla Sicilia saranno destinati 350 milioni di euro contro 1 miliardo e 200 milioni della precedente decontribuzione Sud. Di fatto si perdono quasi e tre quarti della misura. Se si valutano gli investimenti privati che generano per il sindacato andranno per 4 miliardi.
Secondo i calcoli della Cgil su uno stipendio lordo di 1.500/1.600 euro in rapporto al quale i
contributi sarebbero 600 euro lo sgravio sarebbe inferiore al 20% che diventa 15% per uno stipendio di 1.800 euro.
Tagli per 177 milioni ai trasferimenti dallo Stato alla Regione
Inciderà negativamente anche il taglio lineare del 5% delle spese dei ministeri, che per la Sicilia, “si applica a quelle ordinarie e a quelle trasferite dallo Stato, dunque con una riduzione significativa dei finanziamenti in vari settori e in attività di competenza regionale.
Al netto dei trasferimenti per la sanità, la Sicilia nel 2025 subirà una riduzione complessiva dei trasferimenti di 177,5 milioni di euro. Tagli per 35 milioni anche alle Università.
L’attacco alle scelte della Finanziaria
Secondo il segretario generale Sicilia della Cgil Alfio Mannino “La Finanziaria nazionale rischia di determinare il deserto economico e produttivo. Si intaccano infatti i pilastri su cui si era costruito un minimo di ripresa nel silenzio del governo regionale. La gestione inadeguata dei fondi europei, inoltre, non consentirà i necessari cambiamenti del modello economico e sociale che queste risorse
avrebbero potuto contribuire a determinare”.
“Quale fosse l’atteggiamento del Governo verso il Mezzogiorno- ha sostenuto Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil nazionale -era già chiaro al momento dell’approvazione della Legge Calderoli. Ma la situazione è perfino peggiorata. Non si rendono conto, evidentemente, – ha
sottolineato Ferrari- che senza sostenere il sistema produttivo meridionale si danneggia l’intera economia nazionale, che non ha nessuna possibilità di agganciare una ripresa solida e duratura se non si rilancia la domanda interna, a partire dai luoghi dove è più bassa”.
L’attacco al governo regionale
“ A politiche nazionali che non faranno crescere il paese e il Mezzogiorno e che aumenteranno il disagio sociale – ha aggiunto Mannino – si sommano le scelte negative del governo regionale che mostrandosi inconsapevole della profondità della crisi ha peraltro varato una Finanziaria regionale che aumenta i centri di spesa e quindi apre alle clientele, non prevedendo invece investimenti per lo sviluppo. Si conferma, inoltre, che si sta sempre più snaturando la funzione di ente di programmazione e indirizzo della Regione”.
Ed è il governo regionale- è l’atto di accusa della Cgil- che, quale principale soggetto attuatore ,“ha fatto perdere alla Sicilia 338 milioni del Fondo sviluppo e coesione e 975 milioni destinati alle
infrastrutture. Mentre oltre 2 miliardi tra Fsc, Ese+ er Pnrr sono oggi a rischio”.
Il Fondi di Sviluppo e Coesione e il Pnrr
Un capitolo a parte è la situazione del Fondi di Sviluppo e Coesione. Con la scadenza della
rendicontazione alle porte la Regione, ente attuatore di 1.763 progetti molti dei quali ancora non
appaltati, ha impegnato circa il 33% delle risorse, ma ha pagato solo il 4,6% delle somme assegnate, creando anche grandi problemi alle imprese esecutrici. Occorre una forte accelerazione per evitare disimpegno e problemi logistici. Tanti dei 767 interventi della Missione salute ( 980 milioni di
finanziamento) rischiano di non partire. Solo due case di comunità su 156 previste sono state inaugurate e un ospedale di comunità sui 43 previsti.
Sul fronte delle politiche sociali solo 200 assistiti in più con l’Adi a fronte dell’incremento previsto di 39.121 assistiti.
“Sul Fondo di sviluppo e coesione- ha detto Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale Cgil- sono stati cancellati progetti per 338 milioni a causa della mancanza di obbligazioni
giuridicamente vincolanti. Non sono in pratica state avviate le procedure per l’assegnazione dei lavori”. Rischiano analoga sorte le risorse, oltre un miliardo, del Fse+ ,destinate a politiche sociali, per mancata o tardiva pubblicazione degli avvisi. Non va meglio con il Pnrr “rispetto al quale- ha osservato Lucchesi- la Sicilia si è rivelata meno preparata di altre regioni già nella capacità
di attrarre risorse, con un gap in media della spesa pro capite di 109,73 euro”.
L’autonomia differenziata
C’è, poi, a prescindere dai numeri, una visione catastrofica dell’Autonomia differenziata da parte del sindacato di sinistra “Se l’autonomia differenziata dovesse essere confermata dal referendum- ha detto Mannino – la Sicilia sarebbe allo sbando. Tra i tagli del governo nazionale e la mancanza di un’idea di sviluppo del governo regionale – ha sostenuto- la situazione è critica, anche perché i fondi europei non stanno attivando l’auspicata trasformazione dell’apparato
produttivo e del welfare”.
“Noi- ha affermato Ferrari- abbiamo già organizzato lo sciopero generale del 29 novembre e non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. La nostra mobilitazione proseguirà sia in vista della stagione referendaria della prossima primavera- ha sottolineato- sia per ottenere dal Governo e dalle controparti risposte all’altezza delle aspettative di lavoratori, pensionati, giovani e donne che stanno subendo più di chiunque altro le conseguenze di una crisi sociale che solo la Presidente del Consiglio continua a ignorare”.
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