Il giudice del tribunale per i minorenni Antonella Pardo ha condannato a 12 anni il giovane appena diventato maggiorenne che il 20 dicembre dello scorso anno sparò e uccise Lino Celesia nel corridoio esterno della discoteca Not3 in via Pasquale Calvi a Palermo.

In aula ha detto in aula di essersi pentito del suo gesto. La procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna aveva chiesto 18 anni di carcere per l’imputato. Quella notte nel locale è scoppiata una rissa.

Poi spuntò una pistola e il giovane Lino Celesia, 22 anni, ex calciatore originario del Cep venne colpito da alcuni colpi. Il giovane è stato condannato per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, ma anche per detenzione illegale di arma di arma. A luglio, anche il fratello è stato condannato per detenzione illegale di arma, a 4 anni e 8 mesi.

L’imputato, difeso dall’avvocato Lorenzo Falletta, ha sempre detto di essersi difeso. La morte di Celesia sarebbe stata il tragico epilogo di ripetuti scontri tra due comitive di giovani. C’era stata una rissa anche nei giorni precedenti e Orlando se ne andava in giro armato perché, così disse, temeva per la sua incolumità. Il contesto e il movente del delitto non sono stati mai chiariti del tutto.

Anche la notte dell’omicidio i colpi di pistola erano stati preceduti da lite. “Dopo aver visto che mio fratello veniva aggredito con calci e pugni, Lino mi veniva incontro con brutte intenzioni, così gli ho sparato due colpi. L’ho preso al collo ed al petto. Nei minuti successivi – aveva confessato il ragazzo ai poliziotti – ho portato fuori mio fratello ancora tramortito, l’ho fatto nascondere in un portone o in un vicolo, e poi sono arrivato a piedi sino al quartiere di Vergine Maria dove ho buttato la pistola in mare. Sono stato un po’ nascosto negli scogli e poi sono tornato a casa”.