Si amplia il gruppo che per volontà di Carlo Benso, Zoorama s. r. l. e Roberto Gambacorta, Rio Film s. r. l., per la Produzione, e Sarah Panatta per la sceneggiatura, è al lavoro da circa un anno per creare un film tratto da “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli”, il libro di Marco Termenana. Maria Luisa Celani, Creative and Project Manager, infatti, ha firmato un accordo di associazione.

A seguito di questo accordo, il nuovo partner cercherà principalmente sponsor e patrocini, rendendo di fatto la squadra più forte. Maria Luisa Celani, per libera scelta, ha una particolare attenzione a tutti i temi sociali legati al mondo LGBTQIAPK+, cioè le persone che vivono un’identità di genere o un orientamento sessuale diverso (oltre a lesbiche, gay, bisessuali, transgender – acronimo LGBT – i soggetti interessati da altre diversità rappresentati dalle lettere dell’alfabeto riportate nell’acronimo aggiornato e ulteriormente integrato da “+”).

Doveroso ricordare anche che nel team, c’è pure Anna Gallarati per le relazioni estere, mentre MOO Comunicazione s.r.l., per la comunicazione ed il marketing, è pronta a scendere in pista.

La storia, che racconta del vero suicidio di Giuseppe, il primo dei tre figli dell’autore, quando, in una notte di marzo 2014, apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano e si lancia nel vuoto, è una lucida testimonianza di un papà che scrive delle difficoltà della famiglia alle prese con il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile.

Tragedia non solo di mancata transessualità, ma, anche e soprattutto, di mortale isolamento, al secolo hikikomori (ricordiamo che hikikomori è un termine giapponese e letteralmente significa “stare in disparte”).

Questo il pensiero di Carlo Benso:

“La vicenda di Giuseppe Noemi mi ha appassionato sin da subito e cioè da quando, circa due anni fa, ho letto il libro. Da allora, abbiamo lavorato tanto la sceneggiatrice, l’autore e noi della produzione. Al momento siamo impegnati nella definizione del budget e i miei collaboratori ed io crediamo fermamente nel progetto, vista la toccante e commovente storia: ci farebbe piacere portare, in chiave planetaria, quel messaggio di grande amore paterno che, praticamente, al di là della sofferenza, l’autore rappresenta con quanto ha raccontato.”

Questo invece quanto dichiarato da Maria Luisa Celani:

“Stimo Zoorama e Rio Film e sono soddisfatta di quanto abbiamo contrattualizzato. Conosco meno dei miei partners “Mio figlio” e l’autore, ma anch’io credo che, visto il contenuto etico che ha la storia e, soprattutto, la passione ed il coinvolgimento con cui è raccontato il tutto, si possa pensare a traguardi importanti.”

Infine, Marco Termenana:

“Credo che, dopo anni che giro per l’Italia, la mia idea fissa si conosca: ho scritto solo per ritrovare mio figlio perché il dolore era (ed è) atroce e non si sopravvive senza un adeguato meccanismo compensativo, che ho trovato nella scrittura, ma ancora meglio se la storia scritta diventa un film perché sono davvero contento, se con la mia esperienza di “testimone oculare involontario” posso portare valore aggiunto anche ad una sola persona. Così, di fatto, avrò dato anche senso alla stupida ed inutile morte di mio figlio.

Da un punto di vista cinematografico poi, quantunque la mia acclarata estraneità a questo mondo, penso che, se la pellicola attrae per contenuti e sentimenti come è stato con la storia scritta per i premi letterari, cioè conseguendo 61 riconoscimenti in circa 3 anni, si possa tranquillamente arrivare ad eguagliare, se non addirittura superare, ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’”.

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