E’ prevista per domani l’udienza di convalida dell’arresto di Joseph Decker di 23 anni lo studente americano del New Jersey arrestato per avere ferito in modo grave un con una decina di coltellate un ragazzo del Bangladesh di 29 anni in via Argenteria, alla Vucciria. Il giovane statunitense, difeso dall’avvocato Dario Falzone si è avvalso della facoltà di non rispondere. In attesa dell’udienza a Palermo sta arrivando la madre che è in contatto con l’ambasciatore americano.

Adesso si trova rinchiuso al carcere Pagliarelli

Il giovane sarebbe dovuto rientrare negli Stati Uniti, dopo una tappa a Napoli, giovedì 19, è invece rinchiuso nel carcere Pagliarelli. Resta ancora inspiegabile il movente dell’accoltellamento. Il giovane ricorda solo quanto successo dopo l’arresto avvenuto in via Oreto. Nulla di quanto accaduto prima compreso il danneggiamento di un negozio e di alcune vetture da parte dello studente americano che si trovava nel capoluogo insieme a due amici.

La ricostruzione

I tre sarebbero stati aggrediti e picchiati nei pressi di un B&B da tre palermitani. Pare che la rissa sia scattata per alcuni drink che gli americani avrebbero rifiutato perché costavano troppo. A questo punto Decker sarebbe salito in camera nel B&B avrebbe preso un coltello e sarebbe sceso forse per farsi giustizia. Ha rivolto una domanda al bengalese, forse una sigaretta e poi l’avrebbe colpito con una decina di coltellate. Senza un apparente motivo. Questo stanno accertando la polizia coordinati dalla procura.

Dieci coltellate nella notte, la ricostruzione della rissa e le testimonianze

L’aria è assonnata, quando Joe, un ragazzo americano originario del New Jersey di 23 anni, apre la porta del B&B al numero 27 di via Argenteria. Qualche metro più avanti, il suo amico Joseph, anche lui molto giovane e proveniente dallo stesso Stato, avrebbe aggredito e accoltellato il ventinovenne del Bangladesh, già fuori pericolo e ricoverato nel reparto di Chirurgia toracica dell’ospedale Civico.

Il racconto

Qualche secondo di esitazione, una mano che scivola nella tasca dei pantaloni della tuta che indossa, mentre riflette se chiudere o fermarsi a parlare. Sceglie la seconda, mentre si presenta: “Mi chiamo Joe”, dice con non poche difficoltà in italiano, che parla un po’ grazie alle origini palermitane dei genitori, che lasciarono la città negli anni ‘90 in cerca di fortuna in America. È spaesato, ancora stordito per ciò che è accaduto sabato mattina, quando la Squadra mobile è piombata nella casa vacanza dove alloggiava con gli altri due connazionali, amici con cui si trovava in viaggio. Uno di loro è ancora lì con lui e dalla stanza gli urla di chiudere la porta e non dire nulla. Ma Joe si trattiene per qualche minuto. Racconta che non sa cosa sia successo: “Io dormivo, non ho parlato con il mio amico, ho solo visto arrivare la polizia“. Si tocca i capelli, è incerto. “Non ricordo se anche l’altro ragazzo era con me”. Nel suo racconto non c’è spazio per la rissa, confermata dai residenti ma a cui i ragazzi americani non avrebbero preso parte.

Diverse coltellate su tutto il corpo

I tre ragazzi, erano arrivati venerdì: una serata di bagordi, ricostruita dagli investigatori grazie alle immagini di videosorveglianza. Che hanno inchiodato il giovane americano: il gruppetto durante la notte entra ed esce diverse volte dal B&B, fino alle 3,30. Poi, intorno alle 4, si vede uscire Joseph, da solo e ormai ubriaco per i bagordi della notte. Si è cambiato i vestiti, indossa una felpa nera che gli copre il viso e incrocia a pochi metri dal civico 27 il bengalese. Il contatto avviene all’altezza di vicolo Paterna: l’americano con uno scatto felino piomba sul ventinovenne, che si trovava a passare da solo, lo butta a terra e tira fuori dalla tasca il coltello trovato nella cucina della casa che aveva deciso di portare con sé. La vittima cerca di scappare, ma non riesce, sono circa una decina i colpi che lo feriscono: prima la testa, il mento, la mano e infine il petto. E solo quando riesce a pugnalare quest’ultimo Joseph si ferma, si alza, e va via, lasciando in un lago di sangue il bengalese. Quest’ultimo verrà poi aiutato da alcuni passanti.

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