Si è concluso con quattordici condanne, con minime riduzioni di penaso e una sola assoluzione il processo di appello ai cosiddetti “spaccaossa” in trasferta, accusati di orchestrare falsi incidenti stradali per truffare le compagnie di assicurazione.
I membri del gruppo reclutavano persone disposte a farsi fratturare braccia e gambe in cambio di una parte degli indennizzi, alimentando così un sistema criminale scoperto dalla polizia del commissariato Brancaccio nel 2022. Gli investigatori avevano infatti ricostruito una lunga serie di falsi incidenti, quasi tutti in bicicletta, avvenuti tra le province di Novara, Torino, Vercelli, Milano e Varese: le vittime (presunte) erano sempre palermitani fuori dalla Sicilia ufficialmente per cercare lavoro oppure in vacanza.
La sentenza
La sentenza, emessa ora dalla quarta sezione della Corte d’appello, presieduta da Vittorio Anania, come scrive il Giornale di Sicilia, ha confermato gran parte delle condanne inflitte in primo grado agli imputati: l’unica assolta è Giuseppa Messina che aveva avuto 2 anni e 8 mesi per riciclaggio. La donna era accusata di aver ricevuto un bonifico di 80 mila euro per la liquidazione di un falso incidente ma i suoi difensori, gli avvocati Davide Cangemi e Alessandro Martorana, hanno sottolineato che, già nel precedente dibattimento, il giudice aveva ritenuto lecite le somme percepite a titolo di risarcimento.
Il versamento
Inoltre non ci sarebbe stata nessuna prova che fosse a conoscenza che il versamento sul suo conto corrente fosse in qualche modo collegato all’attività degli spaccaossa. I legali, infatti, hanno messo in evidenza che i due bonifici avevano un’altra spiegazione: Messina – è stata la tesi accolta dai giudici – avrebbe beneficiato di un prestito personale perché si trovava in precarie condizioni economiche dopo la separazione dal marito e che da un giorno all’altro si era ritrovata, insieme ai figli minorenni, senza un sostegno economico e fuori di casa al punto da doversi trasferire dai genitori.
Le condanne
La Corte ha ridotto di un anno la pena per Matteo Corrao, ritenuto uno dei capi della banda, al quale alla fine sono toccati 7 anni e 4 mesi mentre sono stati confermati 8 anni, 3 mesi e 10 giorni per Vincenzo Maccarone e 8 anni per Giuseppe Zizza, anche loro al vertice dell’organizzazione. Durante le indagini era venuto fuori che i tre avevano un tenore di vita estremamente dispendioso, dimostrando di possedere anche notevoli disponibilità finanziarie.
Gli altri condannati, tra i quali diverse vittime degli spaccaossa, sono Girolamo Faia (5 anni, 9 mesi e 10 giorni), Luca Poerio (4 anni e 8 mesi), Lorenzo Catalano (un anno e 8 mesi), Salvatore Picone e Domenico Baldo (entrambi a un anno e 4 mesi), Maria Spinelli, Franca Silvana Gnoffo, Antonio Mussumarra, Giuseppa Ales e Rita Scasso (tutti ad un anno con pena sospesa) e Vincenzo Aiello (8 mesi pena sospesa). Corrao, Maccarrone, Mussumarra, Gnoffo e Poerio dovranno inoltre rimborsare la Unipolsai, che si è costituita parte civile, per un incidente taroccato che era stato denunciato a Nichelino, in provincia di Torino.
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