Dalla Cala degradata a una cittadella portuale. Pasqualino Monti, presidente uscente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, traccia un bilancio del suo mandato, iniziato nel 2017 e lo tra le colonne del Corriere della Sera e Milano Finanza. “Sono orgoglioso di aver guidato una squadra che ha unito ai risultati numerici una grande passione per il progetto”, ha dichiarato Monti. Un progetto realizzato in tempi ridotti, con dedizione, e che ha portato a risultati significativi. Monti ricorda i primi giorni del suo incarico a Palermo, raccontando un aneddoto rivelatore: «C’era a riva uno con la canna da pesca. “Presideeente!”, mi fa, “Vede quant’è bello! Deve portarci “u picciriddu”». Nonostante le iniziali perplessità e persino minacce, Monti ha scelto di rimanere, convinto del potenziale di Palermo.
Una crescita esponenziale
I numeri presentati da Monti confermano il successo del suo operato. Il PIL dell’Autorità è cresciuto di 45 volte in sette anni, con un utile di 27 milioni lo scorso anno su 700 milioni di volume d’affari, e previsioni ancora migliori per l’anno in corso. Il traffico merci e passeggeri è aumentato, in particolare quello delle crociere, passando da 400 mila croceristi nel 2017 a 1,1 milioni previsti per la fine dell’anno. Questi risultati sono frutto di investimenti per oltre un miliardo di euro, di cui 600 milioni destinati a Palermo per la riqualificazione dei porti della costa occidentale della Sicilia. “Abbiamo costruito cinque terminal in quattro porti”, ha spiegato Monti. “A Palermo abbiamo realizzato il terminal aliscafi, crociere, il molo Trapezoidale, che oggi può ospitare 14 mega yacht”.
La riforma dei porti: una visione per il futuro
Monti ribadisce l’importanza della riforma dei porti, proponendo la creazione di una Spa pubblica che metta a sistema le 16 autorità portuali italiane. “Solo così avremo una riforma portuale veramente completa”, ha affermato. L’obiettivo è creare una società quotata in borsa, in grado di raccogliere capitali autonomamente, senza eliminare le attuali autorità, ma permettendo una maggiore agilità sul mercato per gli investimenti.
Dalla demolizione alla riqualificazione
Il progetto di riqualificazione ha comportato la demolizione di 30.000 metri cubi di edifici fatiscenti, dragaggi per oltre 30 milioni di euro e il recupero di 50.000 metri quadri di aree. “Ora nel nostro network si respira finalmente aria di città”, ha commentato Monti. I porti non sono più luoghi chiusi, ma spazi aperti, riqualificati e ristrutturati, integrati nel tessuto urbano. Monti ha ricordato le difficoltà iniziali, descrivendo Palermo con le parole di Sciascia: “Palermo ha voltato ostentatamente le spalle al mare”. La costa urbana versava in condizioni di degrado, dall’Arenella inquinata al porto dell’Acquasanta, fino alla darsena di Sant’Erasmo, luogo di traffici illeciti.
Un’opera di ricostruzione
La sfida è stata quella di demolire gli “obbrobri”, come le due gru inutilizzate o i silos semivuoti, e smaltire i materiali secondo le normative. Superando lo scetticismo iniziale e le difficoltà burocratiche, l’Autorità portuale è riuscita a completare numerosi progetti in tempi rapidi, investendo milioni di euro nei porti di Licata, Gela, Porto Empedocle, Termini Imerese e Trapani. A Palermo, la riqualificazione della Cala, un tempo abbandonata al degrado e al controllo della criminalità organizzata, è l’esempio più evidente del cambiamento.
Il Palermo Marina Yachting: un simbolo di rinascita
Il fiore all’occhiello del progetto è il Palermo Marina Yachting (PMY), un molo trapezoidale che recupera i resti dell’antico Castello a Mare, con un attracco per 14 mega yacht, un convention center, un teatro, un museo multimediale e spazi commerciali. “Non è una botta narcisista”, ha scherzato Monti, smentendo che la sigla PMY si riferisca alle sue iniziali. L’opera rappresenta la volontà di restituire alla città il suo rapporto con il mare, creando un luogo di attrazione per i cittadini e i turisti. Il successo del progetto pone l’accento sull’importanza di una gestione competente e lungimirante, evitando che la politica interferisca con logiche clientelari nella scelta del successore di Monti.
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