“Il Rapporto 2024 sull’agroalimentare italiano di Ismea, presentato nei giorni scorsi, conferma indirettamente quanto da tempo sottolinea la nostra confederazione: la preoccupante esistenza di squilibri strutturali nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare e, come al solito, purtroppo, a pagare le conseguenze di questa congiuntura negativa sono i piccoli e medi agricoltori, vero e proprio anello debole di tutta la catena. Piccoli e medi produttori, peraltro penalizzati da un cambiamento climatico sempre più pericoloso e da incrementi dei costi di produzioni che hanno messo e stanno mettendo in ginocchio il settore. C’è poi una altra questione fondamentale: lo strapotere economico e contrattuale della grande distribuzione organizzata, che impone di fatto al comparto primario determinati prezzi di vendita, insostenibili per le piccole e medie imprese. E’ chiaro ed evidente che se l’attività primaria non diventa redditizia e profittevole in tempi definiti e veloci, l’intero sistema alimentare rischia letteralmente di collassare: un po’ come un palazzo senza fondamenta. Una ipotesi da evitare con ogni forza e ogni mezzo istituzionale. Cosa fare, dunque? Innanzitutto è necessario incentivare politiche che tutelino la giusta remunerazione del piccolo e medio agricoltore, sinora schiacciato dallo strapotere della grande distruzione organizzata. E in questo percorso un ruolo chiave devono averlo governo italiano ed Unione Europea, che dovrebbero lavorare alacremente per una più ficcante e concreta regolamentazione dell’azione e della l’attività delle multinazionali. Cosa che, sinceramente, allo stato attuale non sta avvenendo: ed è proprio questo immobilismo politico che preoccupa Confeuro”.
Cosi, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli agricoltori Europei e del Mondo.
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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