Il 23 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e di genere, il movimento Non Una Di Meno scenderà in piazza a Palermo e in altre città italiane. La manifestazione, che si terrà a Palermo con concentramento alle 16.30 in Piazza Indipendenza, si pone l’obiettivo di contrastare la violenza di genere e denunciare le politiche che marginalizzano i bisogni delle donne e delle persone trans*. Il grido di battaglia sarà “Disarmiamo il Patriarcato”, un appello a smantellare un sistema che, secondo le attiviste, perpetua la violenza e la discriminazione.
Le motivazioni della protesta
La protesta si concentra su diverse tematiche interconnesse. Non Una Di Meno denuncia la “logica geopolitica” che relega in secondo piano la lotta contro la violenza e la cultura dello stupro. La militarizzazione dei territori, i tagli ai servizi essenziali come scuola e sanità, e la devastazione ambientale sono visti come elementi di un sistema che alimenta la violenza. Un’attenzione particolare è rivolta al conflitto israelo-palestinese, con una forte condanna del “genocidio del popolo Palestinese” e la repressione di chi manifesta solidarietà alla Palestina.
I femminicidi e la giustizia
Un altro punto centrale della mobilitazione è la denuncia dei femminicidi, transcidi e lesbicidi. Nel 2024, il numero di vittime ha raggiunto la cifra allarmante di 104. Mentre si conclude il processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin e a Palermo arriva la condanna per lo stupro di gruppo, un altro caso sconvolge l’opinione pubblica: una tredicenne uccisa dal fidanzato quindicenne. Non Una Di Meno critica il sistema giudiziario, accusandolo di non affrontare le radici della violenza di genere e di sottoporre le vittime a ulteriori violenze, tra cui la “narrazione tossica mediatica” e la “vittimizzazione secondaria”. Le attiviste ribadiscono che le sentenze esemplari non sono sufficienti e che è necessario un cambiamento culturale profondo.
La vergogna non è delle vittime
Davanti al tribunale di Palermo, campeggiano scritte che esprimono la rabbia e la frustrazione delle vittime. “104 femminicidi e i processi li fate alle vittime” e “La vergogna è vostra, tribunali stupratori” sono alcuni dei messaggi apparsi. La testimonianza di Giselle Pellicot, vittima di stupri per anni con la complicità del marito, mette in luce la normalizzazione della violenza all’interno delle famiglie. Pellicot denuncia la difficoltà di essere credute e la tendenza a difendere gli aggressori, spesso descritti come “uomini eccezionali”. La sua lotta è diventata simbolo della battaglia di tutte le vittime di violenza.
Il patriarcato e la cultura dello stupro
Non Una Di Meno contesta le affermazioni del ministro Valditara, che nega l’esistenza del patriarcato. Secondo il movimento, il patriarcato è una realtà che permea la società e si manifesta quotidianamente attraverso abusi, violenze e discriminazioni. Le attiviste sottolineano la necessità di percorsi educativi sull’affettività e la sessualità nelle scuole e nelle università, per contrastare gli stereotipi e i modelli culturali che alimentano la violenza di genere.
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