Il romanzo Malacriata (Bertoni Editore) di Anna Vasquez è liberamente tratto da una storia vera accaduta negli anni Trenta e cui accenna Leonardo Sciascia nel romanzo “La scomparsa di Majorana”. Si tratta di un clamoroso errore giudiziario che vide accusato ingiustamente un avvocato, ex deputato socialista, e la moglie quali mandanti dell’uccisione del nipote, arso vivo nella culla. In una Sicilia Fascista e povera si muovono personaggi al limite della depravazione, che compiono gesti scellerati senza averne consapevolezza, vittime essi stessi di un sistema giudiziario inquisitorio e asservito al Potere centrale. Protagonista è Serafina, una ragazzina deprivata culturalmente ed affettivamente, che in un momento di rabbia appicca il fuoco alla culla del bambino che le è stato affidato. Da questo terribile gesto, che subito confessa, nascono una serie di equivoci giudiziari, in quanto la sua confessione viene ritenuta reticente.

BIO ANNA VASQUEZ

Anna Vasquez nasce a Catania, Giudice Tributario, già avvocato e docente.  Ha collaborato con il giornale “La Sicilia” ed altre riviste.  Pubblicazioni : “Fiori nel deserto”, 2024, ed. Bertoni. “La Quarta finestra” (ed. Carthago), premio letterario “Urbe Parthenicum”2015. “Quei Passi”- Premio romanzi inediti “Clara Sereni”- 2020.“Malacriata” ed. Bertoni 2023 “Premio Letteratura per la Giustizia II ed.”.

INTERVISTA ALL’AUTRICE

1) Il tuo rapporto con la scrittura?
E’ un rapporto vitale, direi essenziale nella mia vita, sia come scrittrice che come lettrice. Mi ha sempre affascinato l’uso dell’espressione linguistica, la parola scritta, e cioè meditata e mediata, per suscitare emozioni, trasmettere sensazioni. La scrittura per me va al di là di ogni altro tipo di arte, poiché ha del miracoloso, riesce a raggiungere la parte più profonda dell’essere umano utilizzando solo le parole. Ciò è più evidente nella poesia, ma a me non piace la distinzione fra questa e la prosa, poiché ritengo che la scrittura debba essere concepita come unicum e bisognerebbe abituarsi fin da piccoli a tale tipo di piacere, che è più faticoso, meno immediato della espressione grafica, filmica o musicale, ma, per me, può raggiungere una bellezza e un coinvolgimento emotivo altrettanto forte e, forse, più personale ed autonomo perché più libero ed individuale.

2) Come nasce l’idea del tuo nuovo manoscritto
Il romanzo è nato quasi spontaneamente dalle forti suggestioni suscitate in me dalla lettura del libro di Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana”, ove lo scrittore, a un certo punto, racconta la terribile storia di malagiustizia occorsa a uno zio del Majorana. Poche pagine di grande potenza che hanno colpito il mio immaginario e quasi senza volerlo mi sono venuti in mente tutti i personaggi, il loro dolore, le sofferenze della ingiusta detenzione, gli intrighi subdoli del potere giudiziario asservito a quello politico, la povertà non solo economica ma soprattutto culturale e morale di alcune fasce della popolazione ed ho iniziato a scrivere. Poi, ho partecipato e vinto il concorso indetto dal giornale “il Dubbio”e Fondazione Avvocatura Italiana, “ Letteratura per la giustizia”e la casa editrice Bertoni lo ha pubblicato.

3) Raccontaci i luoghi dov’è ambientato
E’ ambientato a Catania, nel periodo del fascismo dal 1935 al 1943, anni in cui il fascismo rivela la sua vera natura autoritaria e sfocia nella drammatica avventura bellica. Essendomi ispirata a vicende realmente accadute emergono con forza tutte le caratteristiche ambientali, culturali e antropologiche della Sicilia.

4) Parlaci dei personaggi del tuo romanzo
E’ un romanzo corale in cui ci sono tanti personaggi, tutti con un ruolo ed una personalità ben precisa. Però certamente protagonista è Serafina, la bambinaia rea confessa, carnefice e vittima essa stessa della deprivazione morale ed affettiva in cui vive. Enrico ed Elena trascinati ingiustamente in questa vicenda, ma che rivelano una grande forza morale, una grande capacità di resistenza al dolore e all’ingiustizia. Il Procuratore del Re, dott. Fedeli, che conduce le indagini e il processo ricercando più che la verità la conferma dei suoi sospetti per poter fare carriera e compiacere il potere politico. La famiglia del bambino, che pur straziata dal dolore, non esita a usare il fatto per beghe familiari.

5) Com’è nata la scelta del titolo
Mi è sembrato il titolo giusto per descrivere la protagonista del romanzo, poiché è una parola che ha un doppio senso : quello letterale riferibile a una persona malvagia, che è stata creata male e quello derivante dal dialetto siciliano che associa all’invettiva quello di “criata” che, in Sicilia, era la domestica tuttofare, spesso senza famiglia in grado di mantenerla, affidata da bambina alla casa per servire e tale è il ruolo di Serafina all’interno della famiglia Saponara.

6) Quali saranno le prossime iniziative relative al libro
Sto preparando delle presentazioni in Sicilia, ma spero di partecipare alle numerose iniziative cui la casa editrice Bertoni aderirà. Jan Luc Bertoni è un editore molto attivo e presente nel territorio per promuovere cultura e spero che la lontananza fisica di noi autori siciliani possa essere in qualche modo colmata. In effetti vivere nelle periferie fisiche e culturali del paese ci penalizza molto.

7) Se dovessi scegliere una frase del tuo nuovo ultimo romanzo quale sceglieresti e perché:
Sceglierei :”Verità, verità, nessuno vuole la verità, tu rischi l’ergastolo, se ti vuoi salvare devi dire la minchiata più grossa che ti viene in testa,…” Rappresenta il senso del romanzo, nessuno vuole scoprire la verità, c’è come un velo deformante che non permette di cogliere la realtà, poiché ciascuno è guidato da interessi propri, pregiudizi, vendette e non riesce ad andare oltre. Ma senza verità non ci può essere giustizia e neanche libertà. Al di là della vicenda è un romanzo che pone delle domande esistenziali: quanto siamo influenzati da preconcetti fuorvianti, dal dolore che ci potrebbe causare e non riusciamo a percepire la realtà, anche quando è evidente e manifesta? Un romanzo non solo sulla Giustizia, ma sul senso di giustizia che dovrebbe essere alla base di ogni nostra scelta etica.

8) Se dovessi scegliere tre aggettivi per rappresentare il tuo libro quali sceglieresti
Intrigante, realistico e commovente

9) In quale o quali generi letterari incaselleresti il tuo libro
Nel genere romanzo giudiziario, poiché è intricato come un giallo, di cui però conosciamo il colpevole fin dall’inizio e la suspence è data dall’interrogativo se e come la verità diventerà anche realtà processuale.

10) E’ importante scrivere, ma è sicuramente più importante leggere, le tue letture preferite
Ho già detto di Sciascia, per me un maestro ineguagliabile, ma tutti gli scrittori siciliani da Verga in avanti sono per me fonti di ispirazione: Bufalino, Consolo, Borgese, Vittorini, Brancati, Savarese. Ognuno ha declinato in modo diverso la “sicilitudine”, che è un sentimento comune a tutti gli scrittori siciliani, fatto di amore viscerale e disperato per la propria terra e di rabbia impotente nel vederla affondare nei propri difetti, senza speranza di riscatto.

Luogo: CATANIA, CATANIA, SICILIA

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