La tragedia di Casteldaccia, dove cinque operai hanno perso la vita, sarebbe stata causata da una fuga di acido solfidrico all’interno di un impianto fognario. Le vittime, Epifanio Alsazia (71 anni), Ignazio Giordano (59 anni), Roberto Raneri (51 anni), Giuseppe Miraglia (47 anni) e Giuseppe La Barbera (28 anni), impiegato interinale dell’Amap, stavano eseguendo lavori di manutenzione quando sono stati sopraffatti dal gas letale. Un sesto operaio, Domenico Viola (62 anni), è sopravvissuto ma è ancora in fase di riabilitazione.
Una catena di errori fatali
L’incidente, avvenuto il 6 maggio, è stato ricostruito nei minimi dettagli da due consulenti nominati dalla Procura di Termini Imerese. La ricostruzione ha evidenziato una serie di gravi mancanze in materia di sicurezza. Nessuno degli operai indossava i dispositivi di protezione individuale necessari per operare in ambienti a rischio di esalazioni tossiche. Questa tragica negligenza ha trasformato una semplice operazione di manutenzione in una trappola mortale.
La dinamica dell’incidente
Secondo la perizia, la mattina del 6 maggio alcuni operai erano già scesi nell’impianto senza conseguenze apparenti, pur non adottando le precauzioni di sicurezza previste. In quel momento, la concentrazione di acido solfidrico non era ancora letale, ma avrebbe potuto causare irritazioni a occhi e gola. Successivamente, gli operai hanno tentato di disostruire la fogna dai tombini esterni, senza successo. L’intervento con una sonda all’interno della vasca avrebbe poi smosso i liquami, liberando una maggiore quantità di acido solfidrico.
La bolle di gas letale
Durante la pausa pranzo, il gas, più pesante dell’aria, si è accumulato sul fondo dell’impianto, formando una “bolla” letale. Al rientro, Epifanio Alsazia è sceso nell’impianto ed è stato immediatamente sopraffatto dal gas. Gli altri operai, nel tentativo di soccorrerlo, hanno subito la stessa sorte. L’assenza di dispositivi di sicurezza e la mancata valutazione del rischio hanno contribuito in modo determinante alla tragedia. L’Amap, interpellata sulla vicenda, si è astenuta dal rilasciare commenti. Le indagini sono ancora in corso per accertare le responsabilità di questa immane tragedia. Tre figure chiave sono indagate per omicidio colposo plurimo in concorso con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro: Gaetano Rotolo, direttore dei lavori per Amap; Giovanni Anselmo, amministratore unico di Tek Infrastrutture; e Nicolò Di Salvo, contitolare di Quadrifoglio, la ditta subappaltatrice.
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