Intervengo da cattolico sulla questione sollevata da qualche parroco, che pone critiche sul reddito di povertà.

Spiace constatare che le censure arrivino proprio da chi vive giornalmente sul campo le difficoltà delle famiglie, che sono ai margini della povertà.

A loro dico che il reddito di povertà va proprio nella direzione di aiutare questi nuclei. A differenza del reddito di cittadinanza questa misura non è una forma di mero assistenzialismo, bensì è rivolta ai nuclei familiari con isee zero. Purtroppo non tutte le persone sono nelle condizioni di avere un lavoro, per condizioni di salute, per età avanzata e per grosse difficoltà di ricollocamento nel mondo del lavoro. A questi nuclei bisogna tendere una mano e non possiamo lasciarli indietro. Molto spesso le mamma non possono lavorare perché devono stare con i figli.

Certo, serve anche il lavoro per i giovani e su questo tema dobbiamo interrogarci e trovare le soluzioni più efficaci ed immediate.

Ricordo che il Governo regionale in questi due anni ha già stanziato finanziamenti, e ne sono previsti altri già nel disegno di legge sulla variazione di bilancio in discussione in questi giorni in aula, aiuti per alcune categorie di lavoratori e alle piccole e medie imprese a fondo perduto che permetteranno di generare nuovi posti di lavoro.

Ricordo inoltre, che al reddito di inclusione può accedere solo chi ha figli minori, soggetti disabili o over 60, con i relativi limiti reddituali e patrimoniali.

Faccio un appello accorato a Monsignor Raspanti, Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, affinchè la chiesa, che ha un ruolo importante di riconciliazione e di pace, possa essere al fianco della politica, soprattutto quando vengono messe in campo soluzioni di carattere sociale, rivolte agli ultimi. Si evitino scollature e posizioni strumentali che mettono ostacoli alla costruzione di percorsi di aiuto e al cammino comune.

Il commento del deputato questore all’Ars on. Vincenzo Figuccia.


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