Legambiente lancia un vero e proprio ultimatum sul futuro del Petrolchimico di Priolo, la cui crisi è riesplosa dopo la decisione dell’Eni di chiudere l’impianto della Versalis per la produzione del cracking. “Cambiare o chiudere. Riconvertire le attuali produzioni inquinanti ai cicli produttivi più innovativi fondati sull’uso delle fonti rinnovabili oppure rimanere fermi ad un modello industriale che non ha più futuro e che si sta spegnendo come una candela a fine vita” ha affermato, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, nel corso dell’incontro di questa mattina organizzato dall’associazione ambientalista sui temi della riconversione ecologica delle industrie del siracusano nei locali del Centro anziani di Città Giardino a Melilli.

L’addio alla produzione petrolifera

Per il segretario della Cgil Siracusa, Roberto Alosi, la chiusura dell’impianto, con la promessa della creazione tra qualche anno di un altro impianto “green” che non emetta più anidride carbonica, avrà un effetto domino su tutto il Petrolchimico, per via della interconnessione di tutti gli stabilimenti, con ricadute sconvolgenti per l’occupazione. Solo Versalis, tra diretti ed indotto, ha in “pancia” oltre 1000 lavoratori.

Legambiente spinge per la riconversione

Legambiente guarda questo momento come un’opportunità per mettersi alle spalle le produzione di petrolio e scommettere sulle rinnovabili anche se, conti alla mano, non si conoscono le conseguenze, in termini occupazionali ed economici, che potrebbe causare un cambio rivoluzionario di questa portata. “Se vogliamo uscire dalla situazione attuale la sola strada è quella di favorire l’innovazione energetica, ambientale e sociale, investire su formazione e ricerca” spiega Legambiente.

“La difesa dell’esistente”

Secondo l’associazione ecologista, la politica industriale del Governo è ancora scandita in Sicilia dalla difesa dell’energia fossile, come dimostrato dalla vicenda Isab, lo stabilimento comprendente le due raffinerie più importanti dell’area industriale che, con pressioni internazionali, fu, sostanzialmente, tolto ai russi della Lukoil, costretti a metterlo in vendita,  a seguito dei boicottaggi legati all’invasione in Ucraina delle forze militari del presidente della Federazione russa, Vladimir Putin. L’Isab, ora di proprietà della Goi Energy, venne definito dal Governo Meloni, proprio in quel periodo caldissimo in piena crisi energetica capace di fare schizzare i prezzi alle stelle, sito strategico di interesse nazionale attraverso il decreto, chiamato Salva Isab, poi esteso anche al depuratore Ias di Priolo, sotto sequestro per disastro ambientale.

“Le fonti fossili, infatti, sono ancora – spiegano da Legambiente – estremamente centrali in Sicilia, nella produzione di elettricità, in quella di idrocarburi e come luogo di transito delle importazioni di gas. L’unica strategia seguita dai governi nazionale e regionale, al momento, è quella di difendere l’esistente, ricercando di volta in volta soluzioni emergenziali per consentire la sopravvivenza delle attività produttive dei vecchi poli industriali”.

Le proposte di Legambiente, “eolico off shore”

Nel corso dell’incontro di stamane, Legambiente ha spiegato le sue proposte per riconvertire il Polo industriale. Idee non nuove, più volte sostenute negli ultimi anni.

“Riconvertire l’intero comparto industriale metalmeccanico dalle attività della filiera petrolifera a quella relativa all’assemblaggio degli impianti eolici offshore, ai servizi marittimi (rimorchiatori d’altura) di trasporto, installazione, manutenzione e vigilanza” si legge nel documento.

Gli altri punti

Gli altri punti cruciali sono “le bonifiche dei siti SIN siciliani per permettere la riconversione ecologica di vaste aree da destinare ad aree di accelerazione per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”, “le misure di accompagnamento al lavoro, la formazione di nuove e necessarie competenze”, ed infine “realizzazione di impianti industriali dell’economia circolare (produzione di compost e biometano, estrazione delle materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, trattamento dei prodotti assorbenti per le persone, etc.) e impianti di produzione di idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili, per abbattere le emissioni climalteranti dei cicli produttivi più energivori”.