Il 19 ottobre scorso, a Borghetto Lodigiano in provincia di Lodi, un uomo di 68 anni, Giorgio Mascherpa, è morto a seguito di un grave avvelenamento da funghi. L’uomo aveva cenato con funghi presumibilmente della specie amanita phalloides, una delle varietà più velenose, ricevuti in dono. A distanza di poche ore dall’ingestione, Mascherpa ha manifestato sintomi di grave intossicazione, che si sono rapidamente aggravati, richiedendo un intervento medico immediato.

Tentativo di salvataggio e trasferimento a Milano

Inizialmente ricoverato presso l’ospedale Maggiore di Lodi, viste le condizioni critiche, i sanitari hanno deciso il trasferimento al Policlinico di Milano con l’intento di organizzare un trapianto di fegato, operazione spesso necessaria nei casi di grave avvelenamento da amanita phalloides. Tuttavia, l’uomo è deceduto prima che l’intervento potesse essere realizzato.

La moglie sopravvive senza sintomi significativi

La moglie della vittima, che aveva cenato insieme a lui, si è fatta visitare poco dopo i primi segni di malessere del marito. Gli esami non hanno evidenziato sintomi gravi, e la donna non ha necessitato di interventi d’urgenza. Questo dettaglio potrebbe suggerire che il livello di tossine assunte sia stato minore per lei, o che l’uomo abbia ingerito una quantità più elevata di funghi contaminati.

Il rischio dell’avvelenamento da amanita phalloides

L’amanita phalloides è nota per essere una delle specie più pericolose, responsabile della maggior parte degli avvelenamenti da funghi in Italia. Anche piccole quantità possono risultare letali, in quanto le tossine attaccano principalmente il fegato, richiedendo spesso un trapianto come unica possibilità di salvezza. I sintomi iniziali includono dolori addominali, nausea e vomito, seguiti da insufficienza epatica e renale.

Indagini in corso sulla provenienza dei funghi

Le autorità stanno indagando per accertare l’origine dei funghi che sono stati regalati alla vittima. L’episodio sottolinea i rischi legati alla raccolta di funghi selvatici senza adeguata conoscenza e le gravi conseguenze per chi non si affida a esperti per la verifica della commestibilità.