Estorsioni, armi ma senza l’aggravante mafiosa. Avevano evitato l’accusa più grave due degli uomini del clan Pillera di Catania arrestati nell’ambito dell’operazione Doppio Petto a novembre del 2023. ma dopo quasi un anno di battaglia legale la procura di catania ha ottenuto per loro, l’aggravamento dell’ordinanza di custodia cautelare e delle accuse. Si aprono, così, le porte del carcere anche con l’ipotesi di reato 416bis dunque mafia per Giuseppe Russo 25 anni e per Francesco Ieni di 42 anni.

La vicenda di un anno fa

La vicenda processuale che ha riguardato i due indagati risaliva al novembre del 2023, quando il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 18 persone gravemente indiziati, a vario titolo e con differenti profili di responsabilità, dei reati di detenzione e porto di armi comuni da sparo, estorsione aggravata dal metodo mafioso, usura, trasferimento fraudolento di valori, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dell’essere l’associazione armata, nonché di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, a cui era stata data esecuzione, l’1.12.2023, nel corso dell’operazione convenzionalmente denominata “Doppio Petto” della Squadra Mobile della Questura di Catania.

L’ordinanza di custodia

Dopo l’operazione il giudice per le indagini preliminari pur concedendo la misura custodiale per le tutte le ipotesi delittuose aveva, invece, rigettato la richiesta per il reato di mafia ritenendo non sussistenti gravi indizi in questo senso. insomma non c’erano sufficienti prove del rapporti fra Russo, Ieni ed il clan di riferimento Pillera-Puntina di cui era promotore e capo il defunto Giacomo Maurizio Ieni, padre di Francesco.

Ora, in accoglimento dell’appello proposto dal Pubblico Ministero, la Quinta Sezione Penale del Tribunale di Catania ha ritenuto che entrambi gli indagati sarebbero stati pienamente organici al sodalizio mafioso e, quindi, coinvolti nelle attività criminali dell’organizzazione.

In funzione dell’esito dell’appello, il Tribunale di Catania ha applicato ad entrambi la misura  della custodia in carcere che è stata notificata ai destinatari che erano comunque in carcere pere gli altri reati.

Articoli correlati