Avrebbero picchiato selvaggiamente un loro congiunto dalla ridotta capacità motoria fino quasi ad ucciderlo. Lo avrebbero fatto per futili motivi, a causa di una lamentela legata al rumore di uno sparo di carabina, ed usando la stampella sottratta alla stessa vittima. Per questo padre e figlio sono stati arrestati dalla polizia di Catania con l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla condizione della vittima non in condizione di difendersi.

Chi sono padre e figlio arrestati

Su disposizione della Procura Distrettuale della Repubblica, la Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa lo scorso 4 ottobre 2024 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nei confronti di  Gioacchino e Giovan Battista Spampinato rispettivamente di 58 e 36 anni, padre e figlio, gravemente indiziati, di tentato omicidio, aggravato dalle condizioni di minorata difesa della vittima e dai futili motivi.

I fatti risalenti a giugno scorso

I fatti contestati risalgono al 2 giugno di quest’anno e sono accaduti nel popolare quartiere di an Giorgio a catania proprio davanti l’abitazione di vittima ed odierni arrestati. Le indagini, coordinate dalla procura e delegate alla Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile della Questura catanese, hanno permesso di acquisire elementi che dimostrerebbero come i padre e figlio siano stati gli autori del pestaggio tale da comportare il tentato omicidio.

Le indagini

le indagini iniziano da una chiamata alla Sala Operativa della Questura etnea, in cui si segnalava un’aggressione, nel quartiere popolare “San Giorgio”. Il primo intervento sul posto era quello di soccorso da parte dei sanitari del 118. La polizia constatava che la vittima era un giovane aggredito da più persone e poi trasportato all’ospedale “San Marco” in codice rosso, con “ferite lacero contuse (…) al volto, agli arti inferiori e superiori nonché con diverse tumefazioni, ecchimosi ed edemi in più parti del viso e del torace”.

La vittima, ben conscio dell’identità dei suoi aggressori, tentava, però, di proteggerli parlando genericamente di un gruppo di giovani, che lo avrebbe picchiato dinanzi casa, in forza di non meglio precisate ragioni.

I poliziotti, però, non convinti della testimonianza confusa e lacunosa, ascoltavano anche altri familiari dopo un accurato sopralluogo sul posto teatro dell’accaduto. Presto emergeva che il pestaggio era avvenuto in un contesto di natura familiare.

Il sequestro della stampella usata per l’aggressione

Durante le indagini la polizia sequestrava una stampella in alluminio, nella disponibilità della vittima, che, alle analisi, risultava essere stata usata per colpirla. Rilevanti anche le immagini trovate nel suo telefono cellulare nel quale erano conservate due fotografie del 2 giugno 2024, una raffigurante la stessa vittima con il volto sanguinante e tumefatto ed un’altra raffigurante una carabina, poi ritrovata e sequestrata.

Sono stati necessari alcuni mesi alla polizia per risalire a padre e figlio e all’intera vicenda. Secondo la ricostruzione della polizia tutto inizia da una lite fra padre e figlio durante la quale il più giovane spara un colpo di carabina ad aria compressa al padre padre Gioachino, già agli arresti domiciliari per un’altra vicenda, colpendolo di striscio in fronte. La vittima era intervenuta lamentandosi del rumore provocato che lo aveva spaventato e questo avrebbe fatto scattare la rabbia dei due sfogata sul malcapitato nel corso di una successiva vera e propria spedizione punitiva. Secondo la polizia i due, padre e figlio sarebbero stati, dunque, gli autori dell’aggressione, per finalità ritorsive, mediante pugni, calci e colpi di stampella ai danni del malcapitato, colpito alla testa, al volto ed in altre parti del corpo e lasciata a terra esanime.

In considerazione degli elementi indiziari raccolti, il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero titolare del relativo fascicolo d’indagine, ha, quindi, disposto, nei confronti di entrambi gli odierni indagati, la misura della custodia cautelare in carcere-

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