di Giovanni Cupidi

L’accessibilità e la fruibilità delle partite di calcio per le persone con disabilità motorie, specialmente per chi utilizza una carrozzina, è un problema che si trascina da tempo, in particolare negli stadi italiani come il Renzo Barbera di Palermo.
Questa situazione non riguarda solo gli aspetti pratici, ma rivela anche una certa arretratezza culturale, dimostrando quanto poco si considerino ancora i diritti e le esigenze delle persone con disabilità.

Le barriere per chi va allo stadio in carrozzina

Negli anni, ho segnalato più volte le difficoltà di accesso e di visibilità per chi come me va allo stadio in carrozzina. L’accessibilità è limitata, e ci troviamo confinati in spazi angusti, dietro un plexiglass a bordo campo. Questo non solo ostacola una visione chiara della partita, ma spesso è sporco o rovinato, rendendo l’esperienza ancora più frustrante. A tutto questo si aggiungono le barriere fisiche lungo il bordo campo, come le panchine e il personale tecnico, che peggiorano ulteriormente la situazione. Inoltre, ci troviamo costretti a guardare la partita da una posizione con una prospettiva limitata, perdendo gran parte dell’azione in campo. E pensare che in tanti altri stadi nel mondo esistono soluzioni efficaci, come tribune dedicate o posti strategici che garantiscono una visuale completa.
Nonostante le ripetute segnalazioni e le promesse di miglioramento fatte dalla società Palermo Calcio e dal presidente Dario Mirri, la situazione non è cambiata molto. Anzi, dopo alcuni restyling recenti del Renzo Barbera, le condizioni per chi, come me, si muove in carrozzina sono persino peggiorate. Le nuove strutture aggiuntive a bordo campo hanno ulteriormente ostacolato la nostra visibilità.

La testimonianza: “Un incubo”

Francesco Perugia (nella foto), membro del direttivo del Comitato Siamo Handicappati No Cretini, fornisce la sua testimonianza dopo essere stato recentemente al Renzo Barbera: “Domenica pomeriggio sono stato allo Stadio Barbera per assistere alla partita di calcio tra Palermo e Salernitana. Avevo sperato che i lavori promessi dal Comune di Palermo fossero già iniziati, come annunciato dall’assessore allo sport in un’intervista dell’anno scorso. Tuttavia, mi sono ritrovato ancora una volta nello stesso punto, con il solito plexiglass che ostacola la visuale e un vento impetuoso che non accennava a placarsi. Per fortuna non ha piovuto, altrimenti mi sarei bagnato completamente, dato che non c’è alcun riparo disponibile. In definitiva, andare allo stadio sta diventando più un incubo che un’occasione di svago e socializzazione per una persona con disabilità”.
È frustrante vedere come, nonostante le dichiarazioni ufficiali, le persone con disabilità vengano ancora trattate come un problema secondario. A questo punto, abbiamo bisogno di vedere fatti concreti, non solo parole.

Serve una tribuna dedicata

Una delle soluzioni più pratiche e necessarie sarebbe la creazione di una tribuna dedicata a chi utilizza una carrozzina. In molti stadi nel mondo, queste tribune esistono già e garantiscono ai tifosi con disabilità una visione privilegiata e pienamente accessibile. Questo non solo risolverebbe il problema della visibilità, ma rappresenterebbe anche un segnale di progresso culturale.

Il problema culturale

Ma non si tratta solo di logistica: c’è anche un problema culturale. In Italia, sembra che si dia per scontato che le persone con disabilità debbano accontentarsi di ciò che viene loro offerto, quasi come se l’accesso gratuito a uno stadio giustificasse condizioni scadenti. Questa mentalità è profondamente sbagliata e ingiusta.
L’accesso gratuito non deve diventare un pretesto per trattarci come tifosi di serie B. Uno degli aspetti più importanti per me è il diritto alla scelta. Dovrei poter decidere di acquistare un biglietto per qualsiasi posto nello stadio, quanto meno quelli in tribuna, anche quelli più esclusivi, senza essere relegato a un angolo con visibilità scarsa solo perché il posto è gratuito. Se voglio pagare per un biglietto in tribuna d’onore, devo poterlo fare, con la garanzia che quel posto sia accessibile e sicuro.

La provocazione

Cosa accadrebbe, lo dico come provocazione, ma poi non più di tanto, se arrivasse una persona importante in carrozzina, una persona facoltosa, una persona che abbia un potere politico, una persona che abbia un potere economico, una persona di prestigio…Vorrei vedere se la società la metterebbe lungo e dietro un plexiglass sporco dal quale la partita non si riesce a vedere.
Allora questa situazione evidentemente deve cambiare e poco importa che le responsabilità di quanto accade siano da attribuire a più soggetti: alla società calcistica, che dovrebbe garantire un’esperienza inclusiva, o alle autorità comunali, che dovrebbero assicurarsi che lo stadio rispetti le normative sull’accessibilità. Al di là di chi deve intervenire, ciò che conta è il risultato: chi è disabile deve poter guardare una partita come chiunque altro, senza compromessi.

Stadi più inclusivi e rispettosi verso i tifosi con disabilità

È ora che il Renzo Barbera, e tutti gli stadi italiani, diventino più inclusivi e rispettosi verso i tifosi con disabilità. Le soluzioni esistono e sono già state adottate in molti stadi in tutto il mondo. Quello che manca è la volontà di cambiare e mettere fine a questa discriminazione che dura da troppo tempo.
Abbiamo il diritto di vivere l’esperienza dello stadio come tutti gli altri. Sia che scegliamo di accedere gratuitamente, sia che decidiamo di acquistare un biglietto esclusivo. Dobbiamo poterlo fare nelle migliori condizioni possibili.

Giovanni Cupidi