A Palermo la battaglia dell’acqua è appena iniziata. Sarà uno scontro sino all’ultima goccia. Intanto, per il solito “guasto” il prelievo dalla Diga Rosamarina è stato sospeso. Si punta ad usare le risorse “strategiche” dello Scanzano. Siamo andati proprio lì per vedere di cosa si tratta. Anche lo Scanzano, a metà tra Marineo e Santa Cristina Gela, è un lago agli sgoccioli. Siamo andati in giro per la città a scoprire cosa sta succedendo, adesso che è iniziato il test del razionamento, quartiere per quartiere.

Ogni goccia d’acqua è preziosa e all’Amap, la società che rifornisce il capoluogo e una quarantina di comuni della provincia, si fanno i conti per far durare il più a lungo possibile le già scarsissime riserve… Si punta a scollinare il 2024, poi si vedrà confidando in piogge e temporali…

Siccità, i dati del report regionale sono drammatici

I dati sono impietosi. Basta leggere i report della Regione siciliana sulle riserve idriche per capire che a Palermo, come in tutta la Sicilia, si sta raschiando il fondo degli invasi. Sarà pure colpa del cambiamento climatico, ma l’acqua a Palermo manca per colpa di una gestione politica e amministrativa, nessuno si senta escluso oggi come ieri, che ha sempre rinviato la risoluzione dei problemi.

Palermo è una pompa idrovora. Ogni anno l’Amap per dissetare i palermitani e per l’uso irriguo immette in rete 126 milioni di metri cubi d’acqua.  Facciamo bene i conti. E partiamo dal dissesto della rete. E’ il bilancio dell’Amap a raccontarci cosa sia il sistema idrico di Palermo e provincia. Nel 2021 sono stati necessari quasi 7400 interventi di manutenzione. Non c’è giorno che non salti un tubo o si blocchi un condotto. Per strada, letteralmente per strada si perde – lo dice il report dell’Istat– poco più del 50 per cento dell’acqua immessa in rete.

I quattro principali invasi che forniscono Palermo avrebbero una capacità complessiva di oltre 223 milioni di metri cubi. Quindi a regime, il capoluogo siciliano non dovrebbe subire nessuna criticità.. Ma il condizionale è d’obbligo. Esempio disarmante è la diga Rosamarina, operativa da oltre 30 anni. E’ ancora in fase di collaudo e i suoi potenziali 100 milioni di metri cubi d’acqua sono una chimera. L’invaso ha un tetto massimo di 72 milioni. Oggi, secondo i dati del report regionale, il livello è sotto i 17 milioni di metri cubi. Una catastrofe.

Per vedere da vicino cosa sta succedendo siamo andati al Lago Scanzano. E’ il più piccolo degli invasi che rifornisce Palermo. Anche quella diga non è stata mai collaudata. Quella dell’acqua a Palermo è una storia surreale. Il lago è ridotto ai minimi termini e tutto intorno, in un luogo interdetto al pubblico, pascolano le mucche.  Il livello dell’acqua è sceso di almeno una ventina di metri rispetto al passato.

E’ impossibile non pensare a quando, soltanto sei anni fa, le dighe venivano svuotate proprio per la mancanza del collaudo. Milioni di metri cubi d’acqua vennero gettati a mare. Adesso bisogna stringere la cinghia. Le piogge di fine estate non hanno cambiato il quadro della situazione. Anzi i livelli degli invasi sono continuati a scendere. E l’acqua rimasta sembra fanghiglia.

La politica cosa fa?

La politica cosa fa? Tra cabine di regie e comitati di crisi, da Palermo a Roma, si chiede tempo. Il Ministro Musumeci ha fissato la soluzione della crisi a non meno di cinque anni. E viene da sorridere, perché piu’ di venti anni fa, il Commissario straordinario Roberto Jucci, ex generale dei Carabinieri ed agente segreto prestato alla soluzione della crisi idrica, parlava anche lui di cinque anni.

Adesso nel capoluogo siciliano è partito il razionamento. La data segnata in rosso è quella del 7 ottobre. La mappa di Palermo è stata divisa in zone colorate. Per un giorno alla settimana mancherà l’acqua in determinati quartieri ma a leggere la mappa non nel centro della città… Antichi privilegi?

Ma i palermitani ci sono abituati. La crisi dell’acqua ciclicamente torna a bussare alla nostra porta. E tra cisterne e contenitori sul tetto, in qualche modo, alla fine dell’anno si arriva. E per i tanti agricoltori e allevatori ?  Chi lavora nei campi dovrà continuare a chiamare le autobotti per dissetare gli animali  e portare così avanti le aziende. In assenza del collaudo, agricoltori e allevatori avevano chiesto di poter creare dei laghetti artificiali per diventare autosufficienti. La risposta è stata quasi sempre niet. Perché la legge è legge anche se, mai come in questo caso fa acqua da tutte le parti.

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