A Milano, nelle prime ore del mattino, è scattata una vasta operazione condotta dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano. L’operazione ha portato all’arresto di 19 figure di spicco delle tifoserie organizzate di Inter e Milan, accusate di associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso. Tra gli arrestati, 16 persone sono state condotte in carcere e 3 poste ai domiciliari. Inoltre, sono state eseguite decine di perquisizioni nei confronti di altre figure coinvolte nell’indagine.

Infiltrazioni mafiose tra le curve

Le indagini hanno svelato un complesso sistema di estorsioni, lesioni e altri reati gravi legati al mondo del calcio. Gli ultras, appartenenti alle curve di Inter e Milan, risultano coinvolti in traffici illeciti che vanno oltre la semplice passione sportiva. La gestione dei parcheggi, la vendita di biglietti e gadget, nonché il controllo di aree commerciali legate alle partite, erano sotto il dominio di queste organizzazioni. La ‘ndrangheta ha saputo infiltrarsi all’interno di questo sistema, sfruttando la complicità di alcuni esponenti di spicco delle tifoserie per alimentare i propri affari.

Le figure chiave dell’indagine

Tra gli arrestati, emergono nomi noti legati alle curve. Marco Ferdico, capo ultrà interista, stretto collaboratore di Antonio Bellocco, l’esponente della ‘ndrangheta ucciso il 4 settembre. Il gruppo ultrà di Bellocco era coinvolto in traffici di droga e nell’organizzazione delle attività illecite legate allo stadio di San Siro. Anche Luca Lucci, capo degli ultras milanisti, è stato arrestato. Lucci è noto per il suo passato criminale e per la foto del 2018 che lo ritrae con l’allora vicepremier Matteo Salvini. Altri arrestati includono Christian Rosiello, bodyguard del cantante Fedez, coinvolto in un pestaggio avvenuto fuori dallo stadio.

Il patto tra le tifoserie

Le indagini hanno rivelato l’esistenza di un patto di non belligeranza tra le due tifoserie organizzate di Inter e Milan. Questo accordo, apparentemente legato a una pacifica gestione della vita di stadio, celava in realtà interessi economici e affari illeciti che coinvolgevano i leader delle curve. I profitti generati dalle attività connesse al calcio venivano condivisi in un sistema sinergico, che faceva della passione sportiva un mero strumento per governare gli introiti.

Le accuse e il coinvolgimento della ‘ndrangheta

L’indagine ha portato alla luce l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel mondo del tifo organizzato, con interessi che spaziano dalla droga ai parcheggi fino alla vendita di gadget. Tra i nomi emersi ci sono Gianfranco Ferdico, padre di Marco, Mauro Nepi e Islam Hagag. La Procura di Milano ha da tempo acceso i riflettori sui rapporti tra la criminalità organizzata e il mondo degli ultras, un legame che si è consolidato negli anni attraverso estorsioni, pestaggi e altre attività illecite.

Una rete di potere e violenza

Tra gli altri arrestati figurano Francesco Lucci, fratello del capo ultrà milanista Luca, Rosario Calabria, Antonio Trimboli e Nino Ciccarelli, storico capo della curva interista. Anche Giancarlo Lombardi, ex capo della Curva Sud milanista, è stato perquisito. L’indagine ha messo in luce un’organizzazione ramificata che, oltre alle attività connesse allo stadio, gestiva traffici di droga e altre operazioni legate alla criminalità organizzata. Andrea Beretta, capo della Curva Nord interista, è stato coinvolto nell’omicidio di Antonio Bellocco, segno della violenza che permea questo mondo.

Le conseguenze per il tifo organizzato

L’operazione della Procura di Milano, che ha colpito duramente i vertici delle curve di Inter e Milan, rappresenta un duro colpo per il tifo organizzato. Gli arresti e le perquisizioni hanno smantellato un sistema di potere che utilizzava il calcio come copertura per affari criminali, gettando luce su un fenomeno radicato nella realtà sportiva italiana.