Si spacciano per carabinieri e truffano una anziana signora. È successo a Petralia Soprana. L’operazione condotta dai truffatori è stata da manuale. La solita doppia telefonata: una al familiare per verificare che non sia in casa e per tenerlo impegnato al telefono con richieste di informazioni da parte di pseudo carabinieri, l’altra che comunica all’ignara signora l’incidente e l’arresto del figlio e la necessità di avere dei soldi, da consegnare ad un carabiniere inviato al domicilio, per l’avvocato che lo deve difendere. Così è stato anche in questo caso con l’aggiunta che la signora avendo a disposizione poche centinaia di euro ha consegnato al truffatore anche altri oggetti di valore.

La notizia data dal sindaco

A darne notizia è il sindaco Pietro Macaluso che ha voluto rendere noto l’accaduto per mettere tutti in guardia per avvisare tutti i cittadini ed in particolare gli anziani a non credere a telefonate del genere e meno che mai a dare credito a persone, che qualificandosi come funzionari di qualsiasi istituzione o corpo militare, chiedono soldi. Naturalmente l’accaduto è stato denunciato ai carabinieri di Petralia Soprana che si stanno occupando del caso.

Nuova truffa del codice a 6 cifre su WhatsApp che ruba il profilo

Un messaggio semplice che arriva da un contatto della propria rubrica. Una richiesta di aiuto facile da esaudire, quindi all’apparenza nulla di complicato. In realtà è una truffa, che negli ultimi mesi ha colpito tanti utenti di una delle più note applicazioni di messaggistica, WhatsApp, e che sfocia nel furto del proprio profilo.

La richiesta del codice

“Ciao, ti ho inviato un codice per sbaglio, potresti rimandarmelo?”: questo il messaggio a cui bisogna prestare attenzione. Ad inviarlo sembra essere un contatto della propria rubrica, ma in realtà è opera dei cybercriminali. Separatamente si riceve un altro messaggio con un codice a 6 cifre, che solitamente è quello di sblocco da inserire al primo avvio di WhatsApp. Se si invia il codice, si perde il controllo del proprio profilo insieme alle informazioni contenute. Passa tutto agli hacker. I cybercriminali possono accedere, ad esempio, a foto, vocali e rubrica, dati utili per realizzare altre frodi.

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