Il depuratore Ias deve continuare a servire l’area industriale e le aziende investano nella Transizione ecologica. Questo, in sintesi, la visione della Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che oggi hanno organizzato un’assemblea davanti alla sede del Petrolchimico di Priolo. Hanno partecipato: i segretari generali Filctem Cgil Sicilia e Siracusa, Pino Foti e Fiorenzo Amato, i segretari generali di Femca Cisl Sicilia e di Femca Cisl Ragusa Siracusa, Stefano Trimboli e Alessandro Tripoli, e i segretari generali di Uiltec Uil Sicilia e Siracusa, Andrea Bottaro e Giuseppe Di Natale. Presenti inoltre esponenti politici locali, regionali e nazionali. 

La difesa dell’Ias

“In merito all’Ias l’impianto è necessario sia per la tutela dell’ambiente sia per il futuro della zona industriale del Siracusano” dicono i sindacati, rispondendo, indirettamente alle aziende del Petrolchimico che hanno deciso, almeno le due più grosse, come Isab e Sonatrach, di dotarsi di un proprio impianto di depurazione.

Il pressing della Uiltec

I sindacati pressano perché il depuratore di Priolo resti il riferimento delle imprese anche se sullo stesso impianto pende una inchiesta della Procura per disastro ambientale oltre al fatto che il gip del Tribunale ha imposto il divieto di conferimento dei fanghi industriali. Su questo provvedimento giudiziario, però, pende un ricorso.

In ogni caso, se si concretizzasse il piano delle aziende, ci sarebbe pure un problema occupazione, che la Uiltec teme, perché senza i colossi della raffinazione l’Ias è destinato a chiudere con ricadute occupazionali evidenti.

Da parte sua, la Regione sta mettendo risorse per rendere adeguata la struttura che, evidentemente, presenta delle falle, come emerso nell’inchiesta, visto che sono contestati pesanti sversamenti in mare di scarti industriali non trattati.

“La chiusura del depuratore IAS – dichiarano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – avrebbe conseguenze devastanti per il sistema industriale della zona. Le raffinerie e le industrie chimiche locali, tra cui Isab, Sonatrach, Sasol e Versalis, dipendono dall’IAS per il trattamento dei reflui. Senza un’alternativa immediata, queste aziende potrebbero essere costrette a fermare la produzione. La chiusura non solo causerebbe perdite economiche enormi per le aziende, ma anche danni alla reputazione e una crisi economica per l’intera area. Le multinazionali stanno già cercando soluzioni alternative, ma costruire nuovi impianti di depurazione è un processo lungo e costoso, che potrebbe comportare interruzioni temporanee della produzione”.

I rischi per tutto il comparto

Per i sindacati, i rischi sono duplici. “Da un lato la chiusura – dicono – del depuratore potrebbe portare a una riduzione drastica del personale, sia all’interno dell’IAS che nelle raffinerie e nelle industrie collegate. L’interruzione della produzione industriale avrebbe ripercussioni sull’intera economia della zona, influenzando fornitori e altre attività economiche locali. Dall’altro, senza il depuratore e dunque senza una gestione adeguata dei reflui, i rischi ambientali aumenterebbero considerevolmente”

Come risolvere il caso Ias

Per risolvere la crisi, i sindacati hanno un ricetta. “E’ necessario un ammodernamento dell’impianto, che richiede ingenti investimenti – aggiungono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil –  le aziende consorziate e la Regione  Siciliana, maggiore azionista dell’impianto, dovranno contribuire finanziariamente per adeguare l’IAS alle normative ambientali, migliorando la capacità di trattamento e garantendo il rispetto degli standard di sicurezza. Questa soluzione richiede tempo e risorse e deve essere pianificata e gestita con attenzione per evitare ulteriori interruzioni. Va posta al centro la questione occupazionale, perché obiettivo centrale è tutelare e mantenere i posti di lavoro”.

La Transizione ecologica

L’altro aspetto sollevato è la Transizione ecologica, “per cui sono necessari investimenti da parte delle imprese del Petrolchimico” sostiene Bottaro, le cui parole fanno capire come sulla riconversione della zona industriale, ancorata alla raffinazione del petrolio, non ci sono dati oggettivi, come del resto ammesso dal senatore del Pd, Antonio Nicita, il quale, in una lettera, al Governo nazionale ha spinto per un intervento pubblico, sfruttando magari i fondi del Pnrr. Bottaro, in merito agli esponenti politici che non hanno partecipato all’assemblea (c’erano i deputati regionali Spada e Gilistro ed il parlamentare nazionale Scerra), ha parlato di occasione persa.